Regia di Oz Perkins vedi scheda film
“AVE SATANA!”
Rose e Kat sono due studentesse del collegio femminile Bramford School, che per motivi differenti non riescono a partire per la settimana di vacanza nel mese di febbraio. Kat è una bambina di circa 12 anni, che aspetta inutilmente che i genitori la vengano a prendere, ma le ore passano inesorabili e nessuno si presenta né risponde alle chiamate del direttore che decide di lasciare Kat a scuola sotto la custodia delle due suore, sicuro che i parenti della ragazzina arriveranno nei giorni seguenti. Rose è più grande di Kat di qualche anno, ha un ritardo mestruale ed ha paura di essere rimasta incinta.
Per questo motivo ha detto una bugia ai suoi genitori sull'inizio delle vacanze, posticipandolo di qualche giorno, in modo così di avere del tempo per sé per poter risolvere la delicata situazione senza troppa gente intorno. Una volta rimaste sole, le due ragazze percepiscono qualcosa di anomalo nel collegio. Kat sembra in contatto con una entità misteriosa, mentre Rose inizia ad essere impaurita dagli atteggiamenti inquietanti di Kat. Contemporaneamente il film segue le vicende di una terza ragazza, Joan, scappata da un ospedale. Joan viene soccorsa da un gentile automobilista e da sua moglie che le offrono un passaggio fino al luogo dove deve andare: Bramford.
Il film è in effetti suddiviso in tre episodi che prendono i nomi delle ragazze: Rose, Joan, Kat. In questo modo lo spettatore riesce ad entrare immediatamente in empatia con le tre (diversissime) protagoniste e a collocare ogni piccolo tassello che serve per comporre un puzzle di horror puro.
La possessione di Kat si percepisce piano piano, lentamente, dalle sue piccole mutazioni emozionali ed espressive. Quella che era, solo inizialmente, la paura di rimanere sola nella scuola, diventa per Kat la capacità di mettersi in contatto con quello che è il male assoluto: Satana, colui che riesce a percepire le debolezze degli uomini e a farle diventare forze maligne. Kat diventa altro, diventa forte e non si sente più sola e abbandonata. Rose ha sempre più paura di questa ragazzina incomprensibile ma i loro destini si sono incrociati inesorabilmente e in questo caso il diavolo ha fatto la pentola e pure il coperchio. Il personaggio di Joan è quello risolutivo, il più enigmatico per la maggior parte della durata del film, ma che snoda ogni riserva sul finale, lasciando lo spettatore (me sicuramente) impietrita dallo sconcerto.
Il film è sconcertante infatti per tutta una serie di motivi, che sulla carta mi avevano ritardato la visione: la lentezza, l'ambientazione scolastica, la possessione demoniaca. Tutte cose già viste e riviste e che presumevo non potessero rivelarmi più niente di nuovo. La lentezza narrativa ha invece un suo fascino tutto particolare, che permette di osservare la mutazione della piccola Kat in indemoniata. Un lento assaporare di immagini e atmosfere ghiacciali che rende comprensibile la discesa infernale di Kat. Rose, che inizialmente sembrava la più forte, è chiaramente la vittima sacrificale, tutto ciò che Kat non sarà mai.
Ma quello che mi ha veramente sconcertato e affascinato (lo ammetto) è stato il capovolgimento narrativo e logico della storia: Kat cerca e ricerca Satana, e una volta che ne viene liberata, lo supplica di non abbandonarla. Si era mai vista la nascita di una strega? Si era mai vista la disperazione per la perdita di Satana? E' la solitudine il vero demone dei tempi moderni? Queste sono alcune delle domande che il film mi ha servito su un piatto di immagini chiare, nitide e inquietanti, in cui il diavolo è solo un'ombra che si aggira nella mente di Kat, che viene percepita da Rose, che ha innamorato Joan, che quando smette di parlare rende Kat ancora più sola e disperata. Bravissime le tre protagoniste: Kiernan Shipka nella parte di Kat, Emma Roberts in quella di Rose e Lucy Boynton in quella di Joan, tre ruoli horror per niente semplici, pieni di sfaccettature che fanno pensare ad una buona preparazione prima del film e comunque ad una ottima prova di attrici.
Scritto e diretto da Oz Perkins, sì...il cognome è quello illustre del padre Anthony, che da qualche anno si cimenta come regista dopo molti anni passati da attore e sceneggiatore. Arriva alla regia preparato e con le idee ben chiare della storia che ha scritto, pensato e sicuramente amato. Non si lascia andare a lungaggini, non si lascia prendere la mano con facili colpi di scena o soluzioni comode, tutt'altro: punta sul difficile e sull'ambiguo, quasi blasfemo. Lo consiglio a chi voglia cimentarsi con qualcosa di diverso utilizzando tematiche molto inflazionate, si può fare ancora del buon cinema horror oggi, Perkins e il suo “February-l'innocenza del male” ne è un esempio.
Molto bella anche la colonna sonora del fratello Elvis Perkins.
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