Regia di Oz Perkins vedi scheda film
33° TFF - AFTER HOURS - NOTTE HORROR
Il terzo ed ultimo horror della ormai mitica "Notte horror" torinese è anche il più ambizioso dei tre, quello firmato da un nome in qualche modo indissolubilmente legato al mondo del terrore (il regista esordiente è pure il figlio del mitico indimenticabile Norman - Anthony Perkins - Bates); ma in conclusione anche il più deludente, dopo un buon incipit forte di una sana e calcolata dose di suspence.
In una severa scuola privata di estrazione cattolica, alla vigilia delle vacanze invernali, due sole studentesse rimangono nella struttura perchè i genitri di entrambe, per vari motivi, non sono andate a prenderle per tempo. Diverse per età e carattere, le due ragazze sono costrette a convivere in una magione che si è letteralmente svuotata della vita che generalmente la occupa, circostanza ideale a rendere spettrali ambienti enormi ed austeri. Senza contare che una delle due ragazze, Kat, è sempre più afflitta da turbamenti che la sconvolgono e la rendono sempre più strana.
Nel contempo, fuori del college, una ragazza si incammina verso la scuola sola per una strada isolata, raccolta poco dopo da una strana coppia di anziani in macchina.
Perkins si preoccupa soprattutto di giocare sull'atmosfera, lugubre e fosca, della casa-prigione, acuita da un'aurea soffocante che la dimora austera e minacciosa si porta dietro, rifuggendo fin che riesce l'azione a tutti i costi e lo spaltter facile, i colpi di scena gratuiti, e giocando a preparare le basi per un prosieguo che invece - e qui sta la vera delusione del film - si svilisce in una "banale" storia di possessioni demoniache ed esorcismi di discutibile digeribilità, che si sbrodola in un finale dove tutta la saggezza di contenere inutili e infantili colpi di scena e risibili spruzzi sanguinolenti ed effettacci, travalica e degenera in una inutile carrellata conclusiva che annulla o disperde almeno in parte l'accumulo di tensione controllata con una certa classe e stile.
Alla resa di una efficace e cupa atmosfera da convento del male, risulta valido l'aiuto musicale, forse sopra le righe, ma anche piuttosto pertinente, che il regista si procura in famiglia, grazie all'intervento del fratello Elvis (Perkins, appunto),
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