Regia di Peter Landesman vedi scheda film
"Zona d'ombra" è stato realizzato partendo da un articolo sulla rivista "GQ" circa i danni cerebrali riportati da giocatori professionisti di football americano che hanno causato gravi scompensi, patologie neurologiche e addirittura la morte di molti di loro. Il regista Peter Landesman ha co-scritto questo lungometraggio e lo ha poi diretto, con una star che da tempo cerca occasioni di ruoli drammatici per bilanciare una carriera di successo spesso accomunata a parti brillanti, per quanto riguarda la sfera cinematografica. Will Smith infatti interpreta il patologo Bennet Omalu, nato in Nigeria e trasferitosi negli USA, che dopo aver eseguito autopsie di ex-atleti distrutti dalla loro follia elabora una teoria, che trova riscontro negli esami compiuti, che spiegherebbe con gli effetti dei pesantissimi scontri sostenuti e subiti dai giocatori lungo la carriera, certe cose che la National Football League vorrebbe oscurare. Il film vorrebbe essere di denuncia contro i colossi dello sport che cancellano i principi che li hanno fatti nascere e perseguono la logica del profitto senza tener conto di salute e valori, e la buona fede è ampiamente riconoscibile nel film di Landesman, questo va detto. Però quanta inzuppata di retorica a stelle e strisce sulla bellezza di essere, o diventare, un cittadino d'America, e soprattutto, se è tanto una patria di cose belle e libere, come viene giustificato il potere schiacciante di giganti come appunto la NFL ? Smith interpreta con aria anche troppo ingenua un curioso uomo di scienza che è però religiosissimo, però quando vuole dare spessore a ruoli drammatici, eccede con lo sguardo ferito, meglio di lui figurano gli scafati Alec Baldwin e Albert Brooks. Il film si risolve con tante buone intenzioni, ma se appunto voleva essere un atto di denuncia, o di protesta, lo è con anche troppa timidezza.
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