Regia di Peter Landesman vedi scheda film
Nel 2002 un medico supertitolato di origini nigeriane, Bennet Omalu (Smith), facendo autopsie viene a contatto con il cadavere di Mike Webster (Morse), ex star del football americano finito in disgrazia e morto in totale solitudine nel peggiore dei modi. Esaminandone il cervello, Omalu riscontra delle gravissime anomalie che si ripresentano all'indomani di una seconda morte di un ex giocatore di football. Decide così di scrivere un articolo con un referenziatissimo neuropatologo (Marsan) e fa scoppiare il caso. La NFL, la lega del football americano, dapprima cerca di screditarlo, quindi passa alle minacce fisiche a lui e a sua moglie (Mbatha-Raw). Ma l'uomo non si dà per vinto e ottiene una seria riflessione sul caso, appoggiato soltanto dal suo superiore (Brooks) e da un ex medico sportivo pentito (Baldwin).
A partire da un articolo di Jeanne Marie Laskas, Peter Landesman porta sul grande schermo una storia vera, tipico apologo per celebrare le contraddizioni ma anche la grandezza dell'America, facendo leva sulla redditività ai botteghini di un divo come Will Smith, qui sommesso in maniera inedita. E azzecca la scommessa perché il regista di Parkland - pur con un impianto narrativo molto classico, qualche melensaggine, un pizzico di retorica di troppo nel finale ma con una regia sorvegliata e mai banale - esemplifica attraverso la vicenda straordinaria di Omalu la classica battaglia di Davide contro Golia. Alla quale è facile appassionarsi.
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