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Dark in the White Light

Regia di Vimukthi Jayasundara vedi scheda film

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La recensione su Dark in the White Light

di alan smithee
8 stelle

68° FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO


SULAGA GINI ARAN lascia spazio al bellissimo ed evocativo titolo internazionale che suona col suggestivo e apparentemente impossibile miscuglio cromatico di DARK IN THE WHITE LIGHT.

Storie di ordinaria violenza si alternano ed intrecciano a quelle contemplative di un monaco buddhista alla ricerca della pace interiore e della spiegazione suprema dello stare al mondo.

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Dark in the White Light (2015): scena

Tutto il resto è malvagità, corruzione e violenza che vede in azione un venditore di organi, un medico molto esperto incapace di trattenere i suoi istinti violenti e sessualmente incontenibili, e uno studente che non riesce a controllare le proprie emozioni per testare e rendersi conto di essere veramente adatto a quella professione.

Atmosfere magiche che rendono efficacemente l'aura lugubre e malata di morte che affiora dalla realtà cittadina e spesso notturna della metropoli cingalese; riprese meravigliose, quadri incantevoli mai fini a se stessi e molto seducenti che coreografano tratti accattivanti anche quando il macabro e la morte si insinuano prepotenti ad influenzare il trascorrere di esistenze strappate alla quotidianità dal dolore e dalla sopraffazione.

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Dark in the White Light (2015): scena

Dark in the white light è un film d'atmosfera sulla cattiveria che riesce a soffocare la naturale bontà umana, inghiottita in una spirale di sopraffazione che costringe il bene a ritirarsi in oasi isolate e a cercare riparo dalla folla ormai perduta per sempre.

Un film non facile, contmplativo e buio, oscuro come la malvagità che opprime la positività e che non racconta narrativamente ma manifesta, rappresenta, non concede sconti o pietà a chi se la merita e ci lascia spiazzati di fronte alla meraviglia ingannevole del peccato, a alla insistita violenta rappresentazione della brutalità umana come una inguaribile spirale che aiuta a sopravvivere come belve ai danni delle vittime che ci circondano.

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