Espandi menu
cerca
No Home Movie

Regia di Chantal Akerman vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 318
  • Post 218
  • Recensioni 6677
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su No Home Movie

di alan smithee
4 stelle

68° FESTIVAL DI CANNES - CONCORSO 

Incomprensibilmente ed imperdonabilmente In Concorso, troviamo subito dopo NO HOME MOVIEdella nota regista belga Chantal Akerman, impegnata a mostrarci un ritratto personale e sin troppo intimo, omaggio verso l'anziana madre, ormai scomparsa da poco tempo.

L'esigenza di molti o almeno alcuni registi di aprirsi a raccontare vicende personali come l'attaccamento al proprio genitore, è un passo certamente meditato e sentito nel profondo. Nanni Moretti, con il recente intenso Mia madre, non rinuncia alla storia e al suo cinema, trasfigurando i ruoli e lasciando tracce personali ad intersecarsi su una vicenda più complessa che non rimane confinata all'intimo privato. La cineasta giapponese Naomi Kawase lo fece con la medesima amorevole cura e con la stessa forma documentaristica della Akerman nel suo intimo e riuscito Trace, in cui l'oggetto dell'interesse non fu in quella occasione la madre, né tantomeno il padre, genitori che la abbandonarono da bambina per farla accudire dalla amorevole nonna: ella invece diviene il fulcro di una vicenda di complicità, ricordi ed intima riconoscenza.

Chantal Akerman

No Home Movies (2015): Chantal Akerman

La Akerman filma la quotidianità più banalmente reale, ci lascia attendere minuti estenuanti su inquadrature fisse dirette su muri e scaffali, pareti e suppellettili di casa, a sentire ciabattare incerta l'anziana genitrice, per poi trasferirci incomprensibilmente in un qualche deserto dove un vento sferzante ci lascia in sospeso per alcuni altri minuti eterni senza farci capire o darci indizi su qualcosa di così personale che dovrebbe rimanere tale.

Imbarazzo inevitabile, la pur drammatica storia di una famiglia polacca riparata prima della guerra in Belgio per fuggire alla persecuzione ebraica: una storia forte ci sarebbe dunque, ma alla regista, e possiamo concederglielo, interessa il singolo movimento della quotidianità, quello che le farà rivedere per sempre una madre che ha, inevitabilmente i giorni contati.

Non sarebbe allora più opportuno e pudico fare un film tutto per sé oppure un prodotto destinato ad una rassegna più sperimentale? Che senso ha includere nel Concorso un diario intimo così personale che non possiamo proprio intercettare perché nessuno di noi è Chantal Akerman?

Nessuna risposta per un film fuori posto, messo li apposta per essere massacrato.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati