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Heimatland

Regia di Lisa Blatter, Gregor Frei, Jan Gassmann, Benny Jaberg, Carmen Jaquier, Michael Krummenacher, Jonas Meier, Tobias Nölle, Lionel Ruppe, Mike Scheiwiller vedi scheda film

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La recensione su Heimatland

di alan smithee
6 stelle

68° FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO

HEIMATLAND è un film svizzero collettivo, che segue un apparente filone catastrofico, almeno come presupposto per formulare una inquietante ipotesi che capovolge un luogo comune ormai consolidato: quello di mostrarci una Svizzera non più come meta agognata, patria del sogno dei profughi, paradiso fiscale dei bei tempi, opportunità di carriera e successo per menti brillanti soffocate nell'ingegno o nell'inventiva da impedimenti o castrazioni causate generalmente da privazioni della libertà di intraprendenza legate al paese di appartenenza.

Nel tardo autunno una minacciosa coltre di nubi minaccia improvvisamente i cieli svizzeri e rimane immobile a sovrastare l'intero Paese, costituendo l'inizio di un pericolo di proporzioni inaudite, secondo quanto affermano gli esperti meteorologi.

Nel giro di cento minuti seguiamo le vicende di alcuni personaggi (sin troppi in realtà) agire, comportarsi, assimilare una situazione di pericolo imminente che getta in un limbo sospeso una intera comunità, di per sé abituata a vivere in una situazione di controllata sicurezza ed organizzazione, per la prima volta protesa ad affrontare un'emergenza dalle mille incognite e dalle nefaste previsioni: assalti a supermarket, crisi interiori, bilanci esistenziali, feste di addio al mondo e alla vita; ognuno reagisce a seconda del proprio carattere, ma quando la gente matura la convinzione che è meglio lasciare il paese, per una volta saranno i paesi confinanti ad opporsi creando una cortina per bloccare i migranti in fuga disperata.

E' questo il picco di interesse, assurdo ma originale, di un film dai toni assurdamente e un po' goffamente apocalittici, che promette molto di più che quello che lascia dopo la visione.

Ma la teoria relativa ai nuovi migranti “di lusso” banditi dai confini dell'Europa è una ipotesi accattivante e maliziosa che è impossibile trascurare e, in fondo, visto quello che succede intorno a noi relativamente all'immigrazione, non apprezzare in modo sottile ed intimo, non senza una meditata cattiveria o velato cinismo interiore.

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