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Il disprezzo

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Il disprezzo

di solerosso82
10 stelle

RECENSIONE DELLA VERSIONE ORIGINALE FRANCESE (103 minuti)

Godard firma una dei suoi più grandi film, adattando il romanzo omonimo di Moravia, tra l'omaggio al glorioso e puro passato del Cinema (impersonato da Fritz Lang, nella parte di se stesso) e il suo nuovo cinema, polemicamente provocatorio già dai titoli iniziali con quello contemporaneo. Il cast viene infatti presentato dalla voce narrante in una vuota e desolatissima Cinecittà, inserendoci immediatamente "nel film all'interno del film". Lang si ritova a girare "L'Odissea": era l'epoca d'oro del "Peplum", qui palesemente bersagliato, quale bassa e sovverisiva manipolazione commerciale dell'immenso epos antico. Il produttore americano Prokosch (Palance),infatti, non daccordo con le scelte del regista tedesco, decide di riscrivere la sceneggiatura, affidandola allo squattrinato scrittore di teatro Paul Javal (Piccoli), di cui si è invaghito della bellissima moglie (Bardot). Javal rappresenta l'artista 'romantico', che deve mettere da parte il suo talento per soddisfare i gusti del pubblico, le tasche del produttore e quelle proprie, accettando anche il tradimento della moglie. Alla fine abbandonerà il progetto, mentre il regista concluderà il lavoro iniziato, nonostante la morte del produttore, per ribadire così l'autentica paternità del film.

Sulla colonna sonora

Suonano con vemenza gli archi di Georges Delerue, annunciatori di un tragico epilogo

Su Fritz Lang

Non ha bisogno certo di calarsi nel ruolo.

Su Giorgia Moll

Molto brava

Su Jack Palance

Fantastico: rigido, nei sorridi come nei movimenti, enfatizza l'irremovibilità bigotta del suo peronaggio.

Su Michel Piccoli

Ci mostra con grande abilità l'insicurezza dell'artista contemporaneo.

Su Brigitte Bardot

Bellissima: ha il volto giusto per la ragazza materialista afflitta dalla noia della modernità borghese. Indimenticabile.

Su Jean-Luc Godard

Impressionista: i personaggi si muovono in quadri malinconici, tra le strade deserte di cinecittà, la maestosità del mare e delle rocce di Capri o le ombre nette e geometriche di Casa Malaparte.

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