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Il disprezzo

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Il disprezzo

di Baliverna
9 stelle

Un uomo che non è capace di allontanare un corteggiatore dalla propria donna merita... il disprezzo.

Di Godard ho sempre riconosciuto il valore autoriale e il talento, ma raramente il regista incontra il mio gusto. Quel suo stile ribelle e destrutturante, polemico con qualsiasi elemento del linguaggio cinematografico lo ha spesso portato a girare film confusi e scorbutici, che mi infastidiscono dopo poche inquadrature. Eccezione costituiscono per me “Passion”, “Fino all'ultimo respiro” (anche se trovo il protagonista odioso) e il presente, che ritengo la sua opera migliore.

Qui mi sembra che il regista coniughi il suo abituale rifiuto della forma e della struttura in originalità e creatività, e ritengo che tenga a freno la sua vena polemica e riottosa, che si portava sempre dentro.

Purtroppo non ho letto il romanzo di Moravia (del quale conosco solo i “Racconti romani”), ma esso indubbiamente è costituito da un soggetto interessante e suscettibile di molte riflessioni e sfaccettature.

Al centro di questa vicenda ambientata nel mondo del cinema, vi è un uomo (Michel Piccoli) che perde piuttosto rapidamente (anche se in almeno due fasi) l'amore dell'innamoratissima moglie. E perché? Benché la giovane donna (Brigitte Bardot) sia impulsiva e forse capricciosa, il motivo per cui il suo amore per il marito si sgonfia è concreto e preciso: questi non è capace di cacciare da questa uno sfrontato corteggiatore. Sul perché egli non lo faccia, il film rimane non chiaro e allusivo in modo interessante, grazie anche alla bravura di Piccoli. Questi è forse un vigliacco? È orgoglioso? Ostenta sicumera per far vedere di essere sicuro dell'amore della moglie e avere fiducia in lei? O ancora si sente in colpa per i suoi flirt con altre donne? Poi, rimane sul vago anche il fatto se egli abbia capito o intuito il motivo dell'amore sparito, ma voglia fare l'innocente ad oltranza. Il rifiuto della donna di imputargli chiaramente la sua colpa appare giusto, e per una volta non è quella presunzione femminile del tipo “Lo sa lui il perché”, quando lui non lo immagina neppure. Insomma: se l'uomo si è comportato così male senza rendersene conto, è un idiota; e se finge di non capire, ancor più merita disprezzo. La gelosia che poi mostra in separata sede aggravano, se mai, la sua posizione. Inoltre, pare proprio che lei accetti la corte del borioso produttore senza che egli le piaccia veramente, ma solo per punire il marito. Sarà una vana ripicca femminile, ma ha una sua logica.

L'unica sequenza che non mi è piaciuta molto è “24 mila baci” al teatro di posa. Lì mi è venuto il pensiero che “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”. Essa mi sembra sbracata e fuori luogo, e non so cosa intendesse comunicare Godard. Forse un senso di vuoto e futilità, ma andate a sapere.

Lo stile di Godard fa ampio uso del carrello, e meno del montaggio, come pure si serve spesso del campo lungo e dello zoom. Un elemento tipico del suo stile è la cinepresa piazzata al centro dell'appartamento, mentre i personaggi si spostano tra le stanze, e lo troviamo anche qui, ma non in modo importuno.

Le languide e bellissime musiche di Piero Piccioni aggiungono poesia e atmosfera a molte sequenze; senza di esse il film non sarebbe la stessa cosa.

Non posso ora non menzionare la splendida fotografia, sostenuta anche dal fatto della perfetta conservazione della pellicola, che con l'obbiettivo 2:35 e lo splendore cromatico delle immagini è una vera delizia. Non mi risulta che il film sia stato restaurato, ma la resa dei colori è eccezionale. Per questo, essa va visionata da una messa in onda in HD, o da un buon DVD – integrale!

A proposito. In Italia il produttore Carlo Ponti pubblicizzò a dovere il film, anche se non come intendeva lui. La versione che egli volle per il mercato italiano fu abbondantemente tagliata, e “troppo” doppiata (anche le sequenze con l'interprete!). Ricordo bene il chiacchiericcio che circondava il film ancora negli anni '90, e la curiosità per la sua versione integrale. In tempi di audiovisivi ancora limitati, essa era come una chimera. Ma finalmente passò sulla Rai con sottotitoli, e ora si può trovare sul mercato estero dei DVD. In Italia, testardamente, hanno pubblicato in DVD ancora la versione tagliata.

 

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