Regia di Rocco Papaleo vedi scheda film
Arrivato alla terza regia, Rocco Papaleo si rimette in viaggio e leva gli ormeggi. Dopo l’entroterra della sua regione (Basilicata coast to coast) e un faro (Una piccola impresa meridionale), è – anche consequenzialmente - la volta del mare, per la precisione dell’oceano, con l’approdo dall’altra parte del globo.
Un fraseggio che marca a uomo il tempo che passa, con il passato che ritorna sotto mentite spoglie e un futuro quanto mai incerto e aspro, e non ha alcuna intenzione di far ricorso all’effetto cartolina, una prova che ricerca testardamente la maturità, a discapito anche degli automatismi più elementari, quei passaggi necessari per elevare un qualunque film.
Sono trascorsi parecchi anni da quando Gegè Cristofori (Rocco Papaleo) ha tenuto il suo ultimo concerto. L’occasione lo spinge a partire in direzione Uruguay, dove trent’anni prima aveva riscosso un buon successo e per arrivarci sceglie la via più economica: il mare.
Durante il viaggio conosce Ruggero (Alessandro Gassman), un cuoco che ha scelto di recludersi su una nave, e, sebbene le prime avvisaglie non siano delle migliori, tra i due nascerà una collaborazione forzata.
Infatti, una volta giunti a destinazione, di fronte a Gilda Mandarino (Luz Cipriota), l’organizzatrice dell’evento, Gegé convince Ruggero a spacciarsi per lui.
Tant’è che il concerto tanto atteso nasconde ben altre motivazioni rispetto a quanto auspicato da Gegè.
Al contrario di quanto accade quando si ritaglia esclusivamente il ruolo di attore (Un boss in salotto, La scuola più bella del mondo), il Rocco Papaleo autore cerca una via espressiva sempre più autarchica.
Dopo un’apertura ispirata, tra una falsa esercitazione in mare aperto e la gradevole presenza musicale, prendono corpo le ansie. Tra chi non ha più alcuna intenzione di attraccare, chi teme di naufragare e chi ha scordato come si fa a volare alto, Onda su Onda sguscia dalla (mediocrità della) norma e offre anche uno spazio al punto di vista locale, con un raggiro mascherato, senza fare di Montevideo un protagonista da spacciare al pubblico, prediligendo tonalità dimesse, in piena sincronia con le anime coinvolte, con cromatismi opachi tendenti al grigio. In fondo, per l’autore l’Uruguay è la Basilicata del sud America, stritolata tre due nazioni enormemente più grandi.
Allo stesso tempo, zoppica nella rappresentazione dello scambio di persona, utilizza fraintendimenti senza particolare costrutto e nella strategia degli equivoci fa pure un po’ di confusione.
In ogni caso, i personaggi sono descritti con criterio e gli interpreti funzionano. Rocco Papaleo sposta di peso ogni possibile ricerca di una facile simpatia, Alessandro Gassman si staglia dalla solita sicurezza che lo contraddistingue e Massimiliano Gallo è scherzoso, forte di un personaggio secondario di sicura affidabilità.
Alla fine, Onda su onda rimane il meno riuscito dei tre film finora diretti dall’autore nato a Lauria, alla strenua ricerca della definitiva maturità, ma anche indeciso, come se avesse assorbito alla lettera lo stato dei suoi protagonisti, con il bonus di aver fatto dell’elemento musicale un effettivo protagonista della narrazione.
Strutturalmente debole ma schietto nella comunicazione: nonostante tutto è difficile volergli troppo male.
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