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Sieranevada

Regia di Cristi Puiu vedi scheda film

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La recensione su Sieranevada

di supadany
7 stelle

Da quando nel 2005 realizzò La morte del signor Lazarescu, Cristi Puiu è uno tra i più gettonati autori della nuova ondata del cinema rumeno e Sieranevada è un titolo monstre, in un certo senso ambizioso, a cominciare dalla sua durata, quasi tre ore, passando per un impasto di osservazioni, frutto di punti di vista tra i più disparati.

Recapitata al mittente la paura di un’eccessiva lentezza, in realtà è talmente discorsivo – 2400 stringhe di sottotitoli - che non c’è spazio o tempo per distrarsi, anche se ovviamente ogni sorta di dinamismo, che non sia strettamente legato alle argomentazioni, è pressoché assente. 

Nel rispetto delle tradizioni, le commemorazioni per la morte di un uomo sono l’occasione per riunire una famiglia allargata e sparpagliata per il mondo.

In attesa dell’arrivo del prete, necessario per poter procedere con il resto delle usanze di rito, pranzo compreso, sono affrontati temi legati all’attualità, tra chi guarda avanti e chi è ancorato al passato, tra tradimenti dolorosi e rivelazioni spinte a venire allo scoperto dopo essere state celate per troppo tempo.

Una giornata che si trasforma in una via crucis, durante la quale sembra impossibile riuscire ad arrivare a un compimento definitivo di tutto quanto previsto dal programma originario.

 

scena

Sieranevada (2016): scena

 

Un pranzo che non sà da fare e il record di porte aperte e chiuse, un vero e proprio elemento - fisico, narrativo, di scena - spartiacque che delimita, di volta in volta, il campo d’azione all’interno di quella casa dove si srotola la vicenda.

Come primo effetto pratico, questa scelta fornisce toni sempre più surreali, calando lo spettatore in una realtà ormai in trasformazione, visto che tutta la procedura ha luogo solo per la strenua volontà della decana di turno. Come secondo, si tratta di un espediente, pratico, tecnico e filologico, che la precisa sceneggiatura delimita, al netto degli intenti non sempre rifiniti con estrema chiarezza, una babele non di lingue ma di personaggi, all’inizio racchiusi in un unico ambiente in un colpo solo e poi, passo dopo passo, descritti e presentati.

Una specie di arca di Noè che riunisce esperienze su più generazioni: l’osservante religiosa in contrapposizione con la comunista radicale, le idee che avanzano, tra dottori, passati dal salvare vite e vendere macchinari (il progresso), e militari forti di una vita vissuta, con, in più, chi si informa sempre sfruttando le potenzialità della rete ponendosi dubbi tutt’altro che necessari per il vivere quotidiano ma che mostrano un interesse (apertura) verso il resto del mondo.

I nodi tra tutte queste personalità non possono che venire (ripetutamente) al pettine generando diverse detonazioni, ma, anche in virtù di improvvise aperture alla leggerezza - a un certo punto, il sorriso è richiamato più volte, apertamente - la pesantezza non grava.

Ciò accade grazie a una gestione corale ottimale, mentre i contrasti, a volte improvvisi, sottolineano aperture di ottiche che non vogliono sempre arrivare in fondo, così che viene lasciato aperto uno sparaglio all’interpretazione, com'è giusto che sia quando vengono affrontate argomentazioni delicate (e che non hanno nemmeno soluzioni nette).

Quindi, Sieranevada non è propriamente catalogabile come risoluto, ma lo stile c’è e fine a se stesso, planando su una realtà che, nonostante Maledetta primavera, non si può capire fino in fondo, come ogni usanza popolare che fa passare in secondo piano ogni possibile idea, almeno per un limitato scorcio di tempo, con valori che ormai respingiamo nel nome dei tempi imbastarditi che stiamo vivendo - dove si litiga fino alla morte anche solo per un parcheggio erroneo - ma che in fondo avrebbero ancora parecchio da insegnarci.

Uno spirito di osservazione plurimo, in un caos cinematograficamente organizzato, per un tipo di cinema personale, organico e intrigante pur lasciando nervi scoperti.

D’altronde, non si può sempre arrivare al punto, vale per i personaggi così come per la vita di tutti i giorni, sempre più caotica, in mutazione eppur immobile o, in alternativa, difficile, se non impossibile, da comprendere.

Impegnativo e suggestivo.         

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