Regia di Bruno Dumont vedi scheda film
Diverse persone scompaiono tra le dune sabbiose della Manica.Un pingue ispettore brancola nel buio, mentre una famiglia aristocratica entra in contatto con alcuni pescatori della zona.Folle, spassoso incastro giallo e confronto di classe impossibile, dove la brama di vivere ed arricchirsi, e l'intolleranza verso la diversità hanno origine dal basso
FESTIVAL DI CANNES 2016 - CONCORSO
Assioma: due classi sociali cosi antitetiche ed opposte e' perfettamente inutile che tentino di comunicare o venire a contatto civilmente: l'unica cosa concreta che possono fare è..... sbranarsi..... .
Ad inizio secolo, tra le meravigliose spiagge sabbiose della Manica, diverse sparizioni di anime mobilitano la polizia nella persona di un obeso e goffo ispettore con evidenti problemi di deambulazione, coadiuvato da un giovane aiutante di pelo rosso.
Nel frattempo una famiglia di aristocratici fa ritorno in quei posto per trascorrere un periodo d vacanza nella egocentrica e smodata villa, tutta cemento costruita secondo i dettami di un bizzarro e supposto stile egiziano, situata in posizione privilegiata a a poca distanza da una baia incantevole.
Padre dal fisico sbilenco e dall'incedere nevrotico, madre instabile tutta entusasmi e depressioni, due figlie bruttine, e poi una nipote bella a cui piace vestirsi da maschietto. Li raggiunge presto l'istrionica madre di quest'ultima, pure sorella del capo famiglia, e l'eccentrico, effeminato e nervoso fratello della moglie.
Nel frattempo una famiglia di pescatori e raccoglitori di mitili, arrotonda le sue magre entrate trasportando, in barca o a braccia, i turisti da una sponda ll'altra della pittoresca laguna.
Molto presto la regia ci renderà partecipi, senza nessun mistero, di tutto ciò di cui il goffo poliziotto e i suoi uomini non riescono a venire a capo. I misteri saranno altri, e ci verranno chiariti in seguito, anzi proprio alla fine.
Bruno Dumont fa ritorno allo stile folle e artificioso, comico ed esilarante con cui si è magnificamente esercitato nell'esperimento televisivo sorprendente che fu P'tit Quinquin: medesima ambientazione, epoche differenti, ma simil incedere dei personaggi, spesso buffi o sopra le righe. Ed il mistero, lo sappiamo già dai tempi de L'umanité, interessa relativamente al gran regista, che pennella meravigliosamente le dinamiche dell'azione, incurante o poco propenso ad interessarsi della ragione del mistero, che qui viene chiarita, ma non certo sviscerata o sfaccettata.
Possiamo dirlo, non è un mistero che toglie chissà quale sorpresa, che Ma Loute è un nome proprio: quello con cui viene riconosciuto il figlio maggiore della famiglia di pescatori, viso bello ed irregolare come ama esporre dumont ai suoi primi piani ravvicinati, vestitino da marinaretto completo di cappellino che farebbe impazzire Jean Paul Gautier.
L'ossessoone dei volti e dei corpi deformati fa sempre parte della dnamica visiva e dell'arte del singolare cineasta, che si fa forte questa volta più che n ogni sua altra occasione, di un cast di star di prima grandezza: Fabrice Luchini deformato e dai movimenti tutt'altro che controllati disegna un personaggio assolutamente inedito e nuovo per mimica ed esuberanza; Valeria Bruni Tedeschi è perfettamente a suo agio nel rendere le nevrosi caratteriali di una madre instabile che passa dalla gioia sfrenata alla cupezza con la rapidità di un battito di ciglia. E Juliette Binoche, meravigliosa, non è mai stata così mobile e briosa nel tratteggiare la fgura di donna che custodisce segreti a cui i parenti, superficiali e dstratt, nemmeno pensano.
Ma Loute alla fine è un divertente, folle apologo alla inconciliablità d classe e alla intolleranza inevitabile che parte proprio dal ceto povero e negletto, quello che più di ogni altro dovrebbe comprendere le ragioni della diversità e aborrire o scongiurare le intolleranze- Chi vedrà capirà. Di più non si può proprio dire.
Ma Loute rimane un gran film, spassoso, inquietante e gore al punto giusto, scanzonato e surreale come un burlesque senza timore di sconfinare nell'assurdo.
Non sappiamo quanto questo stile folle e sopra le righe, ritrovato ed adottato recentemente da un regista altrimenti rigoroso e quasi gelido, potrà ancora caratterizzare future avventure cinematografiche. Fino ad ora tutto ciò ci convince e diverte, anche se sappiamo quasi con certezza che tutto ciò non potrà durare ancira a lungo.
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