Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Un'operetta intermedia.
Chiude il suo periodo britannico, sir Alfred, con un’inspiegabilmente ipercelebrata spy story che puzzava di vecchio già nel 1938, stracolma di luoghi comuni e di banalità assortite malgrado il genere all’epoca fosse ben fresco e non inflazionato come lo è oggi. Si comincia con toni da commedia brillante, ma se solitamente l’ironia hitchcockiana è contorno a portate più succulente, è la forma e non il contenuto, qui è proprio la sostanza del film per una buona mezz’oretta. Ironia che si sostanzia in personaggi poco gradevoli, nel loro grottesco sgomitare per farsi notare: i due gentiluomini fanatici del cricket, il suonatore di flauto coprotagonista del film, il sedicente illusionista… Palese, malefica, si insinua ad un certo punto una sinistra domanda: ma la signora del titolo scompare? se sì, quando? Il registro continua a rimanere quello della pochade anni ’30, la tensione non è esattamente quella che si taglia con il coltello. Poi, tardivamente, l’amabile Miss Froy scompare sul serio, ma Hitchcock pensa bene di disseminare qui e là una serie di indizi che rendono poco sorprendente la volatilizzazione della signor(in)a e poco accattivante la sua ricerca. Non funziona la parte gialla, non funziona nemmeno la parte di spionaggio finale, letteralmente uscita da un bignamino per aspiranti registi. Sparatorie al fulmicotone, incredibili rivelazioni su trattati internazionali (yawn), fughe pazzesche, morti e risurrezioni. Sullo spionaggio ha fatto molto meglio Hitchcock, nel passato e nel futuro, di questa dissonante, scontata e frammentaria operetta intermedia. E tuttavia continuo a ritenere che il suo reame prediletto sia il thriller puro, deprivato di qualsiasi afflato storico o politico o peggio ancora nazionalistico.
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