Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Il periodo inglese di Alfred Hitchcock, fino agli anni 60' veniva considerato generalmente il migliore della copiosa produzione filmica del regista, poi con la netta rivalutazione delle sue opere ad Hollywood, i suoi film pre Rebecca (1940), sono stati trattati come minori e relegati a poco a poco nell'oblio o comunque visti come mere copie lavoro in vista dei suoi grandi successi commerciali ed artistici degli anni 40'-50' e prima metà dei 60'.
Forse è una valutazione ingenerosa per alcuni, oppure veritiera per altri, fatto sta che oltre ad essere poco noti al giorno d'oggi circolano ben poco in giro e così soltanto in questi giorni grazie ad Amazon Prime ho potuto visionare una pellicola del periodo inglese, collocata nella fase finale della permanenza del regista in Inghilterra; La Signora Scompare (1938), un thriller spionistico tipico del cineasta in quegli anni, con tanti semi e rimembranze dei suoi successivi capolavori.
L'inizio con quella gru che dalle montagne mano a mano si avvicina alla finestra di un albergo, per poi sfumare nella dissolvenza e passare all'ampio piano terra del luogo, risulta ingannevole, perchè al posto del consueto thriller ci si ritrova innanzi ad una vera e propria commedia corale, dove Hitchcock ci presenta un ampio e folto gruppo di persone inglese, spazientite quanto irritate per il ritardo del loro treno causa valanga sui binari, che dai Balcani doveva condurli a Londra. Il primo atto è di pura presentazione dei personaggi, ma più che alla suspance mista ad umorismo, il regista spinge in pieno sul pedale della commedia, ma Hitchcock non è un Cukor, Lubitsch o Wilder, nè un abile costruttore di narrazioni corali alla Robert Altman e questa prima parte ingrana con molta fatica trascinandosi anche molto per le lunghe, risultando poi in fin dei conti molto superflua e incongrua ai fini narrativi focalizzandosi molto, tra suonatori molesti di clarinetto come Gilbert (Michael Redgrave), giovani e ricche donne come Iris (Margaret Lockwood) in procinto di sposarsi a Londra, un'adorabile governante anziana di nome Miss Froy (Dam May Whitty), due amanti di alta posizione sociale in vacanza lontani da sguardi indiscreti e un duo di drogati spettatori di crickett.
La trama vera e propria si può dire che parta con il viaggio in treno, prima del quale avviene un misterioso incidente, durante il quale un caso di legno invece di cascare sulla testa dell'anziana Miss Froy, finisce per colpire la giovane Iris, procurandole un gran mal di testa. Qui iniziano i primi virtuosismi tecnici per il quale Hitchcock viene ricordato, giocando in modo abile con il montaggio e le dissolvenze per rappresentare il dolore lancinante al capo della donna, la quale al risveglio nella cabina non riesce a trovare più la propria compagna di viaggio misteriosamente svanita, dando il via al mistero del titolo.
Seppur molto spinto sul lato comico più che sull'umorismo successivo e dall'infelice scelta narrativa che toglie ogni ambiguità sull'esistenza di Miss Froy, la cui presenza è oggettiva sin da subito e non giocata su una possibile invenzione della mente della donna come cercano di farla passare Gilbert e soprattutto il dottor Hartz (Paul Lukas), il film comunque ingrana sempre di più grazie all'eccellente abilità tecnica del regista, che con piccoli movimenti di macchina, l'abile montaggio e costruzione del mistero (in realtà di facile intuizione il colpevole), ci trascina nell'incubo di Iris alla quale non crede nessuno, presentandoci al contempo un'analisi abbastanza meschina della società del suo tempo, dove a nessuno frega niente della scomparsa dell'anziana donna; anzi, anche se qualcuno di loro ha visto tutti mentono in proposito, perchè altrimenti le indagini farebbero arrivare in ritardo il treno e questo farebbe perdere la possibilità di vedere in tempo la partita di crickett, oppure finirebbe per rendere palese ed esposto il reciproco tradimento coniugale. Hitchcock dismette in parte i suoi soliti panni di "tecnico", per compiere una leggera quanto incisiva analisi sociale del suo tempo, grazie all'espediente di uno spazio ristretto come quello del treno, nel quale Iris tra il mal di testa e la babele linguistica dei passeggeri, prosegue stoicamente la propria indagine in merito non solo alla scomparsa della donna, ma soprattutto alla sua esistenza.
Il regista gioca efficacemente con i dialoghi, le attese, gli spiazzamenti di scene classiche (il bicchiere avvelenato) e le immagini che fungono da indizio decisivo (la scritta sul vetro del treno), svelate prima allo spettatore e poi ai personaggi della storia, in modo da incentivare la nostra partecipazione al giallo in corso. La pellicola mano a mano che prosegue, sfocia sempre più in una requisitoria satirica sul terzo Reich, la cui nazione immaginaria in cui è ambientata la storia viene vista come un luogo arretrato sia dal punto di vista civile che umano, contro cui bisogna resistere in ogni modo come nel finale, dove il regista finisce per buttarla troppo sull'action puro con delle sparatore oggi datate a vedersi, nel quale richiama all'unità i vari inglesi presenti nel treno raffigurati fino a quel momento come litigiosi e divisi, mettendo alla berlina persone come quella del neutralista pacifista, che per quanto sia moralmente stronzo professa in realtà un giusto credo e purtroppo farà una brutta fine. Hithcock quando si tratta di gestire meccanismi di genere thriller (per la commedia se non è negato, non lo valorizza il suo stile che funziona però se inserisce tocchi di umorismo all'interno del meccanismo), risulta un fenomeno il migliore in tutta la storia del cinema in tale settore insieme a Fritz Lang, ma quando deve inserire un messaggio di impegno civile, specie se di matrice politica, risulta abbastanza cane come regista, perchè tutta l'ambiguità e le sottili sfumature psicologiche in grado di rendere i suoi personaggi complessi e costruiti, ma credibili e funzionali come la stupenda regia del maestro inglese, quando c'è da allargare il campo alla società ed in special modo alla politica, il suo cinema perde tutta la sua forza propulsiva, risultando banale ed iper-semplicista, si salva in questo caso solo Notorious - L'Amante Perduta (1946), poichè la politica è solo tangente ad una storia di legami morbosi ed attrazioni fatali.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta