Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Nella sua celeberrima intervista ad Alfred Hitchcock, François Truffaut confidò al maestro di non poter rivedere “The Lady Vanishes” senza pensare: “Poiché lo conosco a memoria, questa volta non seguirò la trama, ma osserverò il treno… se e quando è in movimento… come sono realizzate le trasparenze… se ci sono movimenti di macchina da presa all’interno dei compartimenti. Ogni volta, però, sono talmente catturato dai personaggi e dall’intreccio che, a tutt’oggi, non ho ancora capito come il film sia stato fabbricato”. (Liberamente tradotto da “Hitchcock/Truffaut”, Parigi, ed. Gallimard 1966, pagg. 95-96). Questa testimonianza del regista francese rafforza la mia impressione più che positiva nei confronti di un film poco citato, ma decisamente riuscito e forse il migliore del periodo inglese del suo autore. La vicenda scorre speditissima, gli impeccabili interpreti passano agilmente dai toni drammatici ad un humour tutto britannico. Il film è realizzato con i classici pochi mezzi, ma tutti utilizzati al meglio. Splendide riprese del treno in curva, ora fermo, ora in movimento. I compartimenti visitati sono tanti, poi c’è il wagon-restaurant, la sala macchine, la riserva di coke, il vagone merci… Strano che qualcuno abbia parlato di film “a porte chiuse”, “quasi tutto in interni”, “di impianto teatrale”, ecc. L’immenso Alfred Hitchcock riesce a far entrare in un treno l’equivalente di una ventina di “locations” di una commedia o un film di spionaggio. Certo, non siamo ancora in presenza di una delle opere che non esito a definire epocali nella Storia del Cinema, come “Psyco”, “Vertigo, o “The Birds”, ma la mano del genio c’è tutta.
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