Regia di Javier Ruiz Caldera vedi scheda film
25 Courmayeur Noir Festival.
Sono pazzi questi spagnoli.
In realtà sono per lo più vivaci, in questo caso il regista Javier Ruiz Caldera, simpaticissimo anche durante la breve presentazione festivaliera, realizza una vera e propria parodia sugli agenti segreti che spopolano sempre più su grande schermo.
Anacleto (Imanol Arias) è un agente segreto troppo vecchio per continuare a fare questo mestiere, come lui per primo dice, che si ritrova minacciato da un evaso (Carlos Areces) che gli giura (tremenda) vendetta.
Anche suo figlio Adolfo (Quim Gutierrez), ignaro di tutto, si trova in pericolo, oltre al fatto che è in rotta con la sua fidanzata che lo accusa di essere un uomo noioso.
Per la prima volta nella loro vita padre e figlio faranno fronte comune.
Senza paura e senza pudore, Javier Ruiz Caldera affonda la cinepresa nel demenziale sbertucciando gli agenti segreti; fin da subito è palese il riferimento a James Bond, nel corso sono diretti i ricorsi a Jason Bourne ed Ethan Hunt, ma poi le citazioni affondano un po’ dappertutto nel cinema di genere (succulento un omaggio a “Fargo”), sia nelle immagini che nelle musiche molto presenti ed incalzanti.
E se spesso queste operazioni raschiano sotto la superficie del lecito, questa volta si registra una discreta cura nella messa in scena, che non rinnega anche alcune scene spettacolari, mentre la sceneggiatura ha direttive elementari nell’evoluzione principale della trama, ma invece nel campo dell’umorismo si da un gran da fare.
Alcune macrosequenze sono infatti contagiose, un interrogatorio con siero della verità diventa un capitombolo di rivelazioni forsennate, la prima grande sparatoria di famiglia ha evoluzioni inaspettate, più in generale non ci si accontenta del compitino.
E’ altrettanto chiaro che non sempre l’ironia va a buon fine, alcune “uscite” sono anche scadenti (o abitudinarie), ma la loro percentuale rispetto a quelle riuscite è veramente bassa ed uno scanzonato divertimento è più che garantito.
Una pellicola fatta con passione (come dice il regista “perché questo genere di film lo possono fare solo gli americani?”), girato e montato all’insegna di un ritmo capace di far perdere la testa e che non concede pause per pensar male, oltre che abitato da interpreti poco noti (almeno da noi, ad eccezione di Rossy De Palma), ma segnati da naturale verve.
Quanto meno curioso (e possibile oggetto cinefilo di culto).
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