Regia di Craig Gillespie vedi scheda film
Coinvolgente e ben realizzato film del regista australiano Craig Gillespie (The Finest Hours: The True Story of the U.S. Coast Guard's Most Daring Sea Rescue il titolo del libro che l'ha ispirato). Fatti realmente accaduti ma non privo d'eccessi di retorica che, a tratti, indeboliscono la potenza del racconto in immagini e mettono a rischio la vocazione alla concretezza che qualsiasi opera filmica dovrebbe possedere. Il cinema che porta sul grande schermo storie vere, dovrebbe restare fedele alla verosimiglianza con le testimonianze, senza blandire il pubblico con pesanti momenti di sentimentalismo 'rosa' o eccessivamente epico eroismo. Nonostante le indecisioni di tale natura, la sceneggiatura (Eric Johnson, Scott Silver e Paul Tamasy) e la mano sicura di Gillespie, fruttano un'opera dall'alto tasso di tensione ben calibrata, un flusso unitario d'immagini che garantisce un quasi costante coinvolgimento dello spettatore. Buona la scenografia (Michael Corenblith) che ha consentito di rendere credibile in particolare il mare sconquassato da onde alte decine di metri e sferzato da un vento distruttivo. Di alto livello il cast, comandato dal protagonista Chris Pine (forse giunto al momento clou della sua carriera e nelle sale statunitensi con Hell or High Water). Pine è bravo nell'impersonare il prototipo di uomo retto e ligio alle regole, disposto a tutto pur di rispettare l'anima del proprio lavoro. Non al fianco, ma nella parte parallela della pellicola – con l’ottenimento della cosiddetta identificazione variabile - brilla (non è una novità) il talento di Casey Affleck (apprezzato anche di recente nel convincente thriller Codice 999). Di spessore la caratterizzazione offerta da Ben Foster (bravo nel sottovalutato The Program). Del tutto superflua la presenza di un interprete di spessore come Eric Bana, relegato a un ruolo che ha ben poche possibilità di colpire lo spettatore. Film da vedere. Voto 7.
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