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L'ultima tempesta

Regia di Craig Gillespie vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultima tempesta

di SredniVashtar
7 stelle

Film di eroismo e individualismo americani, ma per fortuna Stars and Stripes si sente solo in sottofondo, coperta dal fragore delle onde.

Siamo sullo scaffale “Atti di eroismo di cittadini americani”, con l’aggravante “ispirato a fatti realmente accaduti”. In più è un film Disney, col che avrei detto tutto, invitandovi a guardarlo muniti di fazzolettini umidificati per detergervi gli ettolitri di melassa sparati dallo schermo. Eccoci perciò a L’ultima tempesta, aka Finest Hours.

 

Alla Disney piacciono molto le ambientazioni retrò, più cozy e rassicuranti dell’inspiegabile logorio della vita moderna, contro cui non basta un Cynar. Qui siamo nel 1952, per cui i giovinotti hanno i capelli corti e imbrillantinati e le giovinotte maglioncini d’angora a tinte pastello. Però il Bellissimo Eroe (Chris Pine) che salverà tutti è un timidone imbranato con le ragazze e in genere con qualsiasi tipo di relazione verbale conto terzi. Meno male che sta in mare (fa il guardacoste) per il più del tempo. Di conseguenza la sua fidanzata (Holliday Grainger) è il prototipo della futura casalinga USA decisionista e inflessibile, però certo innamorata: Dio li fa e poi li accoppia. Dall’altro lato, fidanzato solo con la sala macchine di un cargo commerciale, l’altro perno del film, un Casey Affleck meno bello ma certo più espressivo del fratello Ben.

 

Il film si gioca interamente ma non stupidamente su ciò che accade prima a riva e poi in mare da un lato, e quel che capita su una nave tagliata in due e in balia dei flutti dall’altro. A riva c’è lo stolido capo-guardacoste Eric Bana, che manderebbe a morire il suo sottoposto e per ciò si becca gli improperi della fidanzata di quest’ultimo che però tanto lui è già partito e quindi puoi solo trepidare. Sulla nave, Affleck impone la propria volontà e logica a superstiti assai litigiosi, perplessi e comprensibilmente impauriti.

Ce la faranno i nostri eroi etc. etc? Ce la faranno, come no; con qualche perdita ma ce la faranno. E bisogna dire che, fatta la tara alla disneyata, allo spettatore non dispiace affatto seguire il plot del come (ce la faranno). Perché il film è curato nella fotografia, non eccessivamente melenso nelle melensaggini, interessante negli effetti speciali (che problemi comporta un uragano nei pressi di secche marine sottocosta? ve lo fanno vedere molto, molto bene), con un ritmo adeguato (soprattutto grazie ai continui stacchi nave/costa).

 

Non mi spingo a dire “da vedere”, ma azzardo senza tema un “vedibilissimo”.

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