Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Dispiace vedere un tale spreco. Dispiace dover parlar male di Verdone. Un caratterista, che con la sua regia e la sua recitazione ha modellato personaggi e tormentoni entrati nel patrimonio cinematografico nazionale, e impressi nell'immaginario collettivo. Parliamo di 30-35 anni fa. E si nota.
Dopo un periodo d'oro, durato un lustro (o poco più), che va da "Un sacco bello" a "Troppo forte", si è "evoluto". Un po' ha cambiato genere, un po' ha iniziato a ripetersi, se non uguale perlomeno analogo. Ma ha perduto genuinità e originalità, e forse anche i comprimari di cui ha iniziato a circondarsi non hanno contribuito.
Insomma, fatto sta che "questo" Verdone ha perso tutto il suo appeal, e se alcuni suoi film degli anni '90 sembravano inseguire quelli del decennio precedente, questo sembra inseguire soltanto il ricavo.
Il punto più debole dell'intera opera, a mio avviso, è la sceneggiatura: inverosimile, noiosa, ripetitiva, piatta e del tutto sterile. Manca la caratterizzazione, che pure si percepisce come tangibilmente inseguita, il che - se possibile - peggiora le cose. Basti pensare alla figura del detective/scrittore: il tipico tentativo di dare carattere a un personaggio, che però ne ha solo sulla carta. Manca il piglio, manca l'empatia (o lo stereotipo). I protagonisti non sono persone verosimili, ma non sono neppure personaggi eclettici. Sono semplicemente inverosimili, poco credibili e insensati.
Inutile stare a elencare le superficialità o le incongruenze della trama, chè al limite non inficerebbero la godibilità dell'opera, o si perdonerebbero se questa sortisse lo scopo di far ridere. O perlomeno sorridere. E invece niente. Ci si avvicina pericolosamente alle due ore con delle "trovate" talmente misere da (quasi) intenerire.
Il finale è un trionfo di banalità e insensatezza, e dispiace vedere un Antonio Albanese del tutto sprecato, accanto a un Verdone appesantito, stanco e ripetitivo, che con questo film ha senza dubbio toccato il punto inferiore della sua carriera. L'augurio è quello di risollevarla, ripartendo forse dalle origini, oppure cambiando completamente genere. O magari lasciando ad altri la regia (o la recitazione), a seconda di quello cui saprà dare di più. Un grande interprete e regista, che, pur con tutto l'affetto di chi scrive, questa volta ha fatto uno scivolone imperdonabile.
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