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L'abbiamo fatta grossa

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su L'abbiamo fatta grossa

di mm40
3 stelle

Un investigatore privato con poco lavoro (e poche capacità) accetta di spiare l'ex moglie di un attore depresso e paranoico. Intercettandola, casualmente il detective riesce a recuperare una valigetta contenente del materiale scottante; ma una volta aperta la valigetta rivela invece di custodire un vero e proprio malloppo, proveniente da chissà dove.

 

Il ritmo produttivo di Carlo Verdone si è ormai assestato da parecchio tempo sul film ogni due anni (mese più, mese meno), standard che gli consente di scrivere, girare e promuovere con calma ogni lavoro e di rimanere comunque sempre sulla scena, evitando assenze prolungate. Dopo Sotto una buona stella (2014), ecco L'abbiamo fatta grossa (2016), con una sceneggiatura che il cineasta romano firma insieme a Massimo Gaudioso e Pasquale Plastino; la buona notizia è che al fianco di Verdone sul set c'è Antonio Albanese: ma è anche l'unica, purtroppo. Già l'intesa fra i due - indiscutibili, presi singolarmente - sembra da mettere a punto; poi non si può che storcere la bocca di fronte a una commedia in cui latitano idee interessanti o quantomeno originali per il cinema nostrano, con un ritmo altalenante e una verve comica sicuramente meno ispirata del solito per il regista-sceneggiatore-protagonista. O forse tutte queste considerazioni 'al ribasso' sono figlie di aspettative eccessive nei confronti di un'accoppiata sulla carta potenzialmente esplosiva come quella al centro di questa pellicola. In ogni caso il nucleo della trama e buona parte degli espedienti narrativi salienti (la valigetta misteriosa contenente denaro, in primis) non possono sicuramente definirsi granchè fantasiosi. Nel cast ci sono anche Massimo Popolizio, Clotilde Sabatino, Anna Kasyan e un piccolo cameo è riservato a Giuliano Montaldo, splendido 85enne. Dedica 'nascosta', nella didascalia finale, a Francesco Rosi: "I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari. E' autentica invece la realtà che li produce" (circa la stessa che compare in apertura de Le mani sulla città). 3/10.

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