Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Due imbranati, una valigia piena di soldi: una classica situazione di partenza per un giallo ad effetto? Non esageriamo, vada pure una commedia vagamente sfumata di giallo, impreziosita dalla perfetta alchimia di due comici straordinari, e da un Verdone regista che ci sarebbe piaciuto veder osare di più rinunciando a inutili sentimentalismi.
Cosa mai potrà accomunare un detective spiantato ed ex carabiniere con il sogno di diventare giallista famoso, all'anagrafe Arturo Merlino (Carlo Verdone), ed un attore altrettanto fallito di nome Yuri Pelegatti (Antonio Albanese)? Una improbabile indagine che quest'ultimo chiede al primo di intraprendere pedinando la moglie separata. Salvo registrare la conversazione sbagliata della coppia ancor più sbagliata, e trovarsi tra le mani una valigetta piena di banconote da 500 euro: un bottino di un milione di euro che i due si convoncono a trattenere in un particolare nascondiglio nell'armadio della vecchia zia di Arturo. Innescando e dando vita ad una serie spesso spassosa di situazioni al limite del giallo, garanti di almeno un palmo di situazioni piuttosto divertenti.
Carlo Verdone, il nostro comico regista ed attore più resistente (e maturo) tra tutta la folta truppa di concorrenti, in groppa alla sella da oltre trent'anni senza mai lasciarsi cadere in episodi sfortunati o veramente deludenti (nonostante inevitabili e comprensibili alti e bassi), sembra, con questo suo ultimo gradevole L'abbiamo fatta grossa, volersi dare alla commedia lievemente contaminata di spy story.
Una inflessione lieve, più teorica che pratica, che magari, in mano a registi differenti e più avvezzi al genere (mi vengono in mente i manetti, già peraltro coinvolti con verdone dai tempi di Zora), avrebbe probabilmente offerto spunti ed occasioni più soddisfacenti e godibili, rinunciando magari a quel pizzico di buonismo e sentimentalismo di troppo, e puntanto un pò di più sul pulp, o su qualcosa che più da vicino ci assomigli o vi tenda.
Pur tuttavia, la commedia, semplice e lineare ma in grado di regalare qualche risata genuina, ha dalla sua l'evidente affiatamento di due attori comici di classe come Verdone+Albanese, entrambi davvero a loro agio nell'interpretare due personaggi di fallito che tuttavia non si arrendono e perseverano, riuscendo peraltro entrambi solo a peggiorare la loro già precaria situazione economica, sentimentale, e pure penale.
Nulla di nuovo, né tantomeno di eclatante, ma pur sempre un Verdone più in forma che nel precedente capitolo di questa sua avventura cinematografica lunga e nel suo complesso positiva, in grado molto più di altri comici di fornirci un ritratto di italiano medio, anzi mediocre, che tuttavia si aggrappa con tutto se stesso e tutta la simpatia anche involontaria che ne trapela fuori, alla propria perseveranza per resistere dinanzi ad un territorio e ad un ambiente per lui sempre troppo ostili e difficili in cui potersi adeguare ed adattarsi.
Nel cast va citato pure il sempre valido e tenebroso Massimo Popolizio, impegnato a rendere al meglio il solito personaggio del vilain, ed una simpaticissima, straripante Anna Kasyan, esilarante spasimante di Arturo, melomane canterina piuttosto intonata, ma spesso inopportuna, amante delle letture gialle e delle storie avventurose. Ma pure molto divertente nel ruolo della zia svampita (ma solo ad intermittenza), risulta Virginia Da Brescia, vecchiettina che parla nel sonno, ricordando nostalgica i lontani impeti notturni del marito scomparso anzitempo.
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