Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
"I favoriti dalla luna" (primo film "francese" di Otar Iosseliani) inizia con un piatto di Sevrès che va in frantumi nel Settecento e un un ritratto di un giovane che si sta dipingendo nell'ottocento. Oggetti che ritroveremo lungo tutto il film a significare la trasmissibilità nel tempo e nello spazio degli oggetti il cui valore muta in ragione del grado di condizionamento che l'uomo subisce nella società dei consumi. Per Iosseliani, i favoriti dalla luna sono i ladri, quelli che conferiscono agli oggetti il carattere della transitorietà, quelli che ne evidenziano la sostanziale vacuità concettuale mostrandoci il labile rapporto tra l'essere e l'avere. Gli oggetti si pongono tra e sopra la varia umanità che popola le strade di Parigi, oggetti rubati che vengono rivenduti, che passano di mano in mano, che si vedono per un attimo per poi non rivedersi più, che compaiono e scompaiono con la stessa fugacità di un piacere di cui non si riesce completamente a goderne i benefici. Il film è un caleidoscopio di suoni, canti, rumori, scambi continui di coppie, situazioni surreali e, soprattutto, una folla eterogenea di personaggi i cui destini, anche solo per un attimo, si incrociano. Una coppia di agiati borghesi perennemente in lite, un mercante d'armi, un fabbro che confeziona esplosivi, bambini che fumano, barboni, netturbini di colore, vecchi anarchici, una manicure, dei terroristi, un poliziotto, prostitute e cani compongono un insieme caotico che è, tanto lo specchio di una società frenetica ossessionata dalla fretta, quanto un quadro emblematico di un mondo che sembra aver perso irremediabilmente la capacità di fermarsi e godere del piacee delle piccole cose. Come sempre accade con Iosseliani, quelli che sembrano felici sono gli outsaider sociali, le prostitute, i barboni, gli anziani che giocano a fare la rivoluzione, quelli che avendo poco o nulla sono i più immuni dalle sirene del consumismo, quelli che accolgono nelle loro mani quel servizio di Sevrès più volte andato in frantumi e più volte buttato via dai ricchi come se fosse un mosaico venuto da un tempo lontano da cercare di mettere insieme alla meglio, come se i resti di quell'oggetto di valore capitati per caso nelle loro mani rappresentassero il riflesso della loro inconsapevole innocenza. "I favoriti dalla luna" è una garbata meditazione sullo stato di salute della nostra modernità condotta con l'irriverenza solita da Otar Iosseliani, un merlo canterino che vola leggero sul nostro mondo mostrandocene i percorsi beffardi che per gli uomini, come per gli oggetti, possono condurre all'incapacità di rimettere insieme i cocci di una società che sta andando in frantumi.
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