Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Preso alternativamente per la prima pietra del Neorealismo (p. es. Sadoul) o per la sua antitesi (p. es. Di Giammatteo), Ossessione fu indubbiamente un'opera di rottura nel panorama asfittico e ingessato del cinema italiano, ristretto tra i canoni irrealistici dei "telefoni bianchi" e la retorica del superomismo italico (i vari Scipione, Ettore Fieramosca eccetera) e come tale il film di Visconti fu percepito alla sua uscita, almeno da parte della critica meno allineata con il regime. A mettere tutti d'accordo ci provarono le autorità cattoliche, le quali sentenziarono che «in sede morale la pellicola è inaccettabile per il crudo realismo con cui è narrata la biasimevole vicenda senza che questa risulti comunque riprovata» (v. Brunetta, Il cinema italiano di regime, p. 63): insomma, la consacrazione di quello che forse resta il primo capolavoro del cinema italiano sonoro.
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