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Ossessione

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

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La recensione su Ossessione

di jonas
8 stelle

“Il film con cui tradizionalmente si fa iniziare il neorealismo” (Mereghetti): un giudizio che forse merita qualche distinguo. I punti di riferimento di questo noir padano sembrano il realismo americano (la trama ricalca quella de Il postino suona sempre due volte) e quello francese degli anni ’30 (Visconti aveva lavorato come assistente di Renoir): il fatto che nel 1943, con il fascismo e la sua politica culturale autarchica ancora in piedi (sia pure per poco), un regista si rifacesse a modelli stranieri è sicuramente un punto di merito; però il risultato non mi sembra del tutto assimilabile a quelli raggiunti da De Sica e Rossellini nell’immediato dopoguerra. Certo, qui siamo già lontanissimi dal cinema dei telefoni bianchi e la vicenda è raccontata con indubbia crudezza; però forse per arrivare al neorealismo in senso proprio bisognava immergersi pienamente nella tragedia della storia: ci volevano le invasioni, le deportazioni e poi la rinascita civile. Insomma, ho il leggero sospetto che questo film goda di una sopravvalutazione critica a posteriori. E comunque il Visconti che amo davvero non è quello proletario di La terra trema e Rocco e i suoi fratelli, né quello aristocratico di Senso e Il gattopardo, ma quello ‘intermedio’ di Le notti bianche e Bellissima.

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