Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Memorabile esordio del regista milanese ispirato al Postino suona sempre due volte di James Cain, è il film che, per la sua brusca rottura con gli standard cinematografici in voga nell'Italia fascista, aprì la strada al neorealismo, di cui risulta un antesignano non privo, comunque, di influenze culturali ed estetiche alquanto eterogenee (il "noir" americano e il cosiddetto "realismo poetico" francese). Ritratto fortemente pessimista di una passione destinata a generare distruzione e morte, è un racconto teso e incalzante con momenti di alta drammaticità (memorabile il finale con l'incidente, la morte di Giovanna e la resa di Gino alla polizia). Il film, ben recitato dalla coppia Girotti-Calamai, risulta moderno non solo nella scelta del soggetto, ma anche nelle tecniche di realizzazione e nello stile, che utilizza il piano-sequenza e la profondità di campo con grande intelligenza. Indubbiamente superiore a tutte le altre versioni cinematografiche del romanzo, più fedeli alla lettera di Cain ma meno inventive sul piano dello stile cinematografico. E' anche uno dei primi film italiani dove la tensione erotica fra i personaggi si fa esplicita, anche grazie al sex appeal dei due protagonisti, e dove viene adombrata una relazione di tipo omosessuale (fra Gino e lo Spagnolo), tema decisamente tabù nell'Italia fascista
voto 9/10
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