Regia di Giorgio Bianchi vedi scheda film
Simpatica commedia. Scandalosa per quei tempi (era il ’55), ma sin troppo castigata per i nostri. Strepitosa la prova attoriale di Sordi: questo non stupisce, ma da antologia sono le sue arringhe, quella con cui si apre il film in tribunale, e quella con cui si chiude in casa altrui. Quest’ultimo è il colpo di genio, boccacciano, con cui il protagonista/Sordi salva capra e cavoli, quanto tutto era ormai compromesso, aprendo al lieto fine.
La commedia, ariosa anche grazie alle varie scene danzanti, e dalla cadenza tipicamente teatrale, è breve (1 ora e 20), svelta e simpaticissima, anche perché mette in scena lo scarto fra le ambizioni del seduttore latino, interpretato da manuale da Sordi, e la sua realtà limitante, di una moglie opprimente, tanto rassicurante quanto ammosciante, una brava Giulietta Masina, che permette fra l’altro la satira del tristo associazionismo cattolico: uno scarto che è un leit motiv della critica all’italiano medio che Sordi ha incarnato come nessun altro (“Un americano a Roma”, “Il seduttore”, “Lo scapolo”, “Il vedovo” ne sono esempi, per quanto differenti fra loro). Ma tutti recitano bene: la sempre grande Tina Pica, come tutti i comprimari, tra i quali spicca la coppia in rotta, interpretata da Andrea Checchi e la bellissima Mara Berni.
Senza voler proporre chissà quali riflessioni, quest’opera commerciale d’intrattenimento ricorda i mali di tanti vizi: l’eccessivo moralismo, la gelosia, come anche l’individualismo amorale, e le goffe maniere di seduzione al maschile. E lo fa, facendo sorridere di tali vizi, con leggerezza: il che è sempre il viatico migliore affinché certe riflessioni passino meglio.
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