Regia di Enzo Muzii vedi scheda film
Strano dramma esistenziale, sfocato e sfilacciato, ma l'interpretazione di Giancarlo Giannini è interessante.
Vorrebbe essere cinema d'autore: introspettivo, riflessivo, ellittico, ermetico, ma non ci riesce. La noia assale lo spettatore, che non riesce a scacciarla neppure con la buona volontà. Irrita, almeno per quel che mi riguarda, l'assenza quasi totale di campi medi o lunghi negli esterni, sicché non si vede quasi nulla dei luoghi fuori da quegli strani appartamenti. Il direttore della fotografia Luciano Tovoli si concentra sulla luce, sui contrasti, e su certi effetti dei primissimi piani, ma si dimentica di inquadrare il paesaggio, per permettere allo spettatore di collocare l'azione da qualche parte.
L'unica ragione per guardare questo film può essere dunque vedere un Giancarlo Giannini giovane e senza baffi, che recita in modo misurato e insolito (almeno da come ci ha abituato con la Wertmuller, che lo spingeva sopra le righe). Anzi, si può anche dire che qui l'attore sia sprecato. Peccato che nella sua carriera non abbia recitato di più in questo modo.
Se regista e sceneggiatore avessero deciso di girare un film più.... umile, non ermetico e ambizioso, probabilmente ne sarebbe uscito un prodotto almeno sufficiente. Ma si sa, chi troppo vuole, nulla stringe.
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