Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
Il fascino unico di un Robert Mitchum sotto i quaranta. Le immagini spettacolari offerte da Ernest Laszlo, genio della fotografia. La regia di uno specialista dell'avventura quale Richard Fleisher (Ventimila leghe sotto i mari). L'atmosfera e i paesaggi dei luoghi della rivoluzione di Pancho Villa nel Messico del 1916. Da vedere e rivedere.
BANDIDO (1956)
E' un film del 1956 che ho visto per la prima volta una settimana fa e che rivedrei già volentieri: potrei anche limitarmi a guardarlo senza ascoltare, per goderne completamente la spettacolarità delle immagini.
Si alternano paesaggi sontuosi e diversi e rigorosamente autentici (splendidamente valorizzati dal magistrale uso del cinemascope) a scene d'interni rese artisticamente (con inquadrature insolite) e a numerosi bellissimi primi piani degli attori (veri ritratti fotografici).
Il tutto con i colori vividi, non realistici ma pittorici, degli anni '50, per immergerci nell'atmosfera del Messico del 1916, nei luoghi veri della rivoluzione guidata da Pancho Villa.
E poi c'è il fascino "unico" di un Robert Mitchum trentanovenne, col suo fisico imponente ed il volto così particolare ancora liscio e scolpito che fecero innamorare tante delle fanciulle nate a fine anni '30 o giù di lì: un sex symbol ante litteram. I "bellissimi" classici, alla Tyrone Power e Robert Taylor, cominciavano a stancare. (1)
Spettacolare, ho detto. Non poteva che essere così, giacchè in "Bandido" si incontrano un vero e proprio genio della fotografia quale fu Ernest Laszlo (un Oscar e sette nomination) ed un regista, Richard Fleischer, la cui filmografia è ricchissima di pellicole, prevalentemente d'azione e di avventura, connotate da questa caratteristica: una per tutte "20.000 leghe sotto i mari".
Le musiche sono di Max Steiner.
Non sapevo nulla di questo film - mi aspettavo un western tradizionale - e sono rimasto un po' spiazzato nel vedere entrare in scena Mitchum elegantemente vestito in bianco con cappello a tesa larga, un ricco turista a Miami all'inizio del secolo scorso? No, un avventuriero molto sicuro di sè che, dopo aver incontrato in albergo una coppia e aver lasciato capire da pochi sguardi che lei, palesemente in contrasto col marito, gli interessa e sarà inevitabilmente sua, si fa portare, in tassì, a fare la guerra. Come? Altro albergo, chiede e ottiene una camera "con veranda" al piano alto, è alle spalle dei governativi, con calma apre la sua grossa valigia, è piena di bombe a mano e con quelle risolve in quattro e quattr'otto la battaglia a favore dei rivoluzionari.
Per questo decisivo ed inatteso intervento per loro è da subito "lo scorpione". Al loro comandante colonnello Escobar occorrono armi e lui dice di saper come procurarle, ma fanno gola anche all'esercito dei "regolari". Ma quali sono le sue credenziali? Il contenuto della valigia.
Da qui prosegue una vicenda in cui azione e ritmo non mancheranno e in cui entreranno a pieno titolo anche quella signora e il di lei marito, finchè le armi non finiranno dove dovevano finire e l'avventuriero invece del guadagno che contava di farne si dovrà accontentare dell'amore ma senza rimpianti.
Per arrivare a ciò, come dice la scheda, assisteremo a battaglie, catture, condanne a morte nonchè ad un'evasione paradossale (Mitchum imprigionato lasciandogli addosso tre o quattro delle sue bombe a mano).
L'ultima annotazione penso sia sufficiente per non cercare alcuna verosimiglianza nella storia: da seguire con nonchalance, così come mi sembra si possa dire sia stato interpretato il film dai principali attori, senza crederci più di tanto.
Risultato comunque gradevole e forse gradito anche all'eccellente protagonista, maestro in interpretazioni distaccate, disinvolte, che ne fu pure co-produttore.
Degli altri attori che ricoprono i ruoli principali, due sono o almeno erano ben noti: Gilbert Roland è il capo del gruppo di rivoluzionari e Zachary Scott colui il quale sa dove si trovino le armi sulle quali le due parti armate contrapposte vorrebbero metter le mani.
Non conoscevo invece Ursula Thiess che interpreta "la signora", a mio avviso un po' troppo freddamente.
La gran parte dei comprimari sono messicani, come pure le comparse, fra le quali le più anziane avevano realmente combattuto sotto le bandiere di Pancho Villa in quei luoghi dove poi fu girato il film.
Il mio giudizio complessivo è positivo: non vado però oltre le tre stelle e mezza per mantenere una certa obiettività, tenuto conto di quanto detto sulla trama. Non nego però che istintivamente i meriti messi in evidenza all'inizio mi indurrebbero ad un voto più ampio, soprattutto perchè, a differenza di tanti altri film, sono convinto che questo, se lo vedrete, sarete in parecchi a desiderare poi di rivederlo.
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(1) Robert Mitchum fa parte (al 23.mo posto in classifica) della lista stilata nel 1998 da American Film Institute delle "50 più grandi stelle del cinema statunitense" (25 uomini e 25 donne) il cui debutto fosse avvenuto non oltre il 1950 (o anche dopo se non più in vita).
Peraltro, nella sua carriera durata più di mezzo secolo, oltre cento film dal 1943 al 1995, non ottenne premi particolarmente significativi: solo una nomination all'Oscar 1946 quale miglior attore non protagonista per "I forzati della gloria", regia di William A. Wellmann, dell'anno precedente.
Morì poco prima di compiere ottant'anni il 1° luglio 1997, un giorno prima di James Stewart.
Di lui ci saranno altre occasioni per parlare più diffusamente, come merita.
Qui mi limito, avendo accennato alla sensibilità al suo fascino delle ex ragazze nate poco prima di me, a suggerire la visione su web del breve video dell'attrice Piera Degli Esposti, classe 1938, intitolato "Lettera d'amore a Robert Mitchum". http://www.arte.rai.it/articoli/lettera-damore-a-robert-mitchum/22387/default.aspx
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