Regia di Mauro Severino vedi scheda film
Storiella di 'ordinaria gelosia' tutta italiana, che mischia le carte della commedia di costume con quelle della pochade a sfondo erotico, ottenendo in sostanza una commediola di costume leggera e volgarotta. Brave le interpreti, un nugolo di donne attorno al perno maschile di Montesano, che pare sempre un po' sprecato in questo tipo di contesti, ma d'altronde erano gli unici o quasi che gli si proponevano in quel periodo; Barbara Bouchet (non mancano le sue scene di nudo, anche se bene o male gustificabili dalla storia e non gratuite) e Milena Vukotic sono le due primedonne e, nelle loro differenze, risultano giustamente complementari (ma attenzione: non si tratta della Vukotic imbruttita dei - di poco - futuri Fantozzi di Neri Parenti, bensì di una Vukotic che mostra una discreta dose di femminilità... e anche il seno). Sceneggiatura del regista e di Josè Gutierrez Maesso, Gino Santercole in una parte secondaria; questo Amore vuol dir gelosia è un prodotto di poca consistenza, ma soprattutto all'epoca inflazionato, con l'unica particolarità di non sapersi mai sbilanciare sui toni di una più decisa critica sociale, critica verso la sbeffeggiata famiglia fallocentrica italiana, piuttosto che su quelli del versante sexy del più spensierato intrattenimento. Severino girò appena una manciata di film, quasi tutti nei '70, e questo titolo è uno dei suoi lavori più celebri. 2,5/10.
Dentista oppresso da moglie, madre e suocera, sogna di consumare il tradimento con una bella vicina di casa. Ma liberarsi del controllo femminile è più arduo del previsto...
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