Regia di Michael Bay vedi scheda film
Michael Bay prova a fare cinema d'autore ma lo fa con la consueta stupidità che sempre contraddistingue le sue pellicole.
Sei soldati americani proteggono l'ambasciata americana dai cattivi a Bengasi...
Michael Bay prova a fare cinema d'autore ma lo fa con la consueta stupidità che sempre contraddistingue le sue pellicole. Il tutto è ridotto allo squallido binomio buoni/cattivi, i dialoghi sono imbarazzanti, la retorica è disarmante ("Quando sono in pericolo so che Dio mi protegge perché sto facendo la cosa giusta" o qualcosa così è una frase culmine del film ed è più che sufficiente a spiegare cosa intendo), i personaggi principali, superpompati e fighissimi, con delle famiglie mega-amorevoli che li aspettano a casa, hanno la profondità psicologica di un personaggio creato al computer di un videogame di guerra. Non c'è ambiguità, non c'è mistero: i buoni sono buoni e non cedono mai neanche psicologicamente ed i cattivi sono cattivi e tanto basta. Quando Bengasi viene presa d'assedio ed iniziano le sparatorie ed esplodono colpi a ripetizione, bombe e quant'altro, è il culmine della noia e dello sbadiglio e la suspense è degna del videogame di cui parlavo prima. Il finale è liberatorio, le luci della sala che si accendono annunciando la fine di questa tortura, sembrano non arrivare mai e raramente le ho desiderate così tanto. La retorica nazionalista è a dir poco stomachevole. Di fronte a tanta stupidità che rasenta solo la morte del cinema, io alzo le braccia e depongo le armi e finisco io stesso per chiedermi che senso abbia parlar male di film del genere.
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