Regia di Mino Roli vedi scheda film
Da tempo Antonio ha abbandonato la famiglia per amore di un'altra donna ed è andato a fare il barcaiolo ad Amalfi. Aspreno, figlio di Antonio, va alla sua ricerca su sollecitazione da parte di Mary, una ragazza inglese il cui padre è misteriosamente scomparso proprio ad Amalfi.
A trent'anni tondi di distanza da Il barcaiuolo d'Amalfi (1924) diretto da Telemaco Ruggeri in epoca del muto, ecco che Mino Roli ripesca il romanzo di Francesco Mastriani datato 1883 per dargli una nuova messa in scena. Sobria, curatissima e aderente alle pagine di partenza, questo si può notare fin da subito: l'atteggiamento di Roli, anche sceneggiatore qui insieme a Roberto Zerboni (a quanto sostiene Imdb: sui titoli di testa della versione italiana non è accreditato nessuno per il copione), è profondamente rispettoso e rigoroso. Fors'anche perché, venendo dalla sceneggiatura ed essendo qui alla sua prima regia, il Nostro vuole mantenere un certo garbo, non eccedere in virtuosismi; il risultato infine è assolutamente apprezzabile, nel contesto di un cinema melodrammatico e popolare, spesso meridionalistico, come quello che in quegli anni riscuoteva discreto successo in sala. Il barcaiolo di Amalfi è anche una buona prova per Guido Celano, Franca Marzi, Leda Gloria, Valeria Moriconi e soprattutto Mario Vitale, qui al suo ultimo ruolo sul set. Puro intrattenimento virato al patetico, nulla di più: ma la confezione è gradevole e il ritmo della storia non male. Roli chiude qui la sua carriera come regista cinematografico, ma tornerà nel 1958 a dirigere a quattro mani con Piero Turchetti, per la Rai, L'assassino è di scena. 5/10.
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