Regia di Chuck Workman vedi scheda film
Unicità, precocità e genio, spesso incompreso. Sono i tre lati di un triangolo scaleno, gli unici concetti sui quali si struttura il documentario diretto da Chuck Workman, precedentemente regista di un altro racconto/guida dedicato a Andy Warhol. Da un punto di vista divulgativo Il Mago - L’incredibile vita di Orson Welles non ha nulla che non funzioni: è chiaro, diacronico, ottimamente montato e musicato, ben bilanciato nei toni, energico e malinconico, ricco di interventi autorevoli, immagini di repertorio, vecchie interviste e dichiarazioni d’amore. Sviluppa il percorso artistico e umano di Welles partendo dall’infanzia, raccontando gli esordi teatrali e la sua personalità accentratrice, passando poi al periodo radiofonico e ovviamente soffermandosi a lungo sul difficile rapporto con l’industria cinematografica, sull’incapacità di Hollywood di governarne doti, ambizioni e visioni. Ma allo stesso tempo il film rinuncia programmaticamente a un punto di vista personale, a qualsiasi deviazione anticonvenzionale (figurarsi a un pensiero cinematografico) e sceglie di dire tutto, ma superficialmente. Soprattutto sceglie di demandare al solo oggetto d’indagine, alle citazioni («dopo La guerra dei mondi non finii in galera, ma andai a Hollywood» è straordinaria), alla grandezza artistica e aneddotica di Welles, il valore di un progetto che non supera mai la dimensione televisiva.
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