Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Bella cosa i figli, però di prole scriteriata che abbia mandato in malora i piccoli e grandi regni messi su dai genitori, ce ne sono stati tanti: il benestante Diego Abatantuono, vedovo con tre figli, di cui uno occupa una scrivania in azienda, ma passa il tempo a proporre al padre progetti scriteriati, un altro più che fare gli esami all'università, passa il tempo a sedurre attempate professoresse, e la figlia si è innamorata persa di un losco tizio rampante, che non convince il genitore. Che fare? D'accordo con il socio, il capofamiglia inventa che le cose sono andate male, e bisogna nascondersi in Puglia, nella casa di famiglia, per sfuggire a finanza e investigatori: i ragazzi dovranno rimboccarsi le maniche, ed imparare che non tutto gli è dovuto. Come adesso succede spesso, anche questa commedia prende spunto da un film estero, "Nosotros los Nobles", messicano ( segno che i nostri sceneggiatori si fanno venire in mente un soggetto sempre più difficilmente?), e gira su una messinscena che riguarda i personaggi principali, come molte volte accade nella commedia classica, anche teatrale, la finta per vedere come reagirebbero le persone che si hanno d'intorno: nonostante il buon lavoro del cast, e l'efficacia dell'idea, "Belli di papà", però, non sfrutta bene tutte le potenzialità della storia, nella seconda parte soprattutto imbastendo un finale accomodante che sa parecchio di superficiale. Chiesa non gestisce benissimo i tempi narrativi della commedia brillante, e si ride via via sempre meno: con questo, il film è decoroso, certo, ma in mano a registi come Scola, Comencini, Risi e Monicelli, un'idea così avrebbe dato ben altri frutti.
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