Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Un imprenditore benestante, con tre figli ormai adulti a carico, decide che è arrivata l'ora di dare la sveglia ai suoi ragazzi. Finge perciò di essere improvvisamente sull'orlo della bancarotta e li costringe a seguirlo in un paesino della Puglia, dove l'uomo ha una casetta, per 'rifarsi una vita' lui e per spronare loro a fare qualcosa della propria.
A cinque anni di distanza da Io sono con te, torna in sala Guido Chiesa, ma con un lavoro di tutt'altra specie: da una biografia laica di Maria madre di Gesù Cristo a una commedia con Abatantuono e Dj Francesco. Chiunque conosca un minimo il regista torinese e le sue precedenti prove, però, non rimarrà nè più di tanto stupito, nè perplesso sulle potenzialità di questo Belli di papà, che fin dal titolo - e dall'uscita a fine anno, in lieve anticipo sul periodo-cinepanettone - cerca di abbassare il tiro, di simpatizzare verso un pubblico medio, cioè quanto più vasto possibile, ma che a conti fatti risulta nettamente distante (leggasi: superiore) da qualsiasi commediola italica contemporanea. Come, inevitabilmente, il film pare decisamente meglio delle due precedenti prove in qualità di sceneggiatore da parte di Chiesa, cioè Fuga di cervelli (2013) e Tutto molto bello (2014). Qui il copione è a firma sua e di Giovanni Bognetti - prendendo spunto da Nosotros los nobles, pellicola messicana diretta da Gary Alazraki nel 2013 - ed è una storia perlomeno atipica di crisi economica: il fallimento del protagonista è infatti simulato e la disoccupazione portata avanti in maniera del tutto volontaria dai suoi figli; se i tempi nel 2015 non sono ancora maturi per scherzare sull'argomento, il tono dolceamaro con cui la trama si dipana riesce però davvero azzeccato, capace in sostanza di far sorridere proprio perchè la crisi non viene affatto negata, nè sminuita o addirittura giustificata. Sorridere, appunto, ma ridere non troppo. C'è qualcosa che non va nella comicità, o meglio nella sua resa sullo schermo: forse non è il 'ramo' preferito e più frequentato da Chiesa, eppure le gag e le battute spesso e volentieri non sortiscono l'effetto sperato; sarà forse che manca una spalla vera per Abatantuono (che comunque sa innegabilmente il fatto suo). Nel cast anche Antonio Catania, sempre ineccepibile come caratterista, mentre l'esordio di Francesco Facchinetti sul grande schermo ha il pregio, se non altro, di non farsi granchè notare. 4,5/10.
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