Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Con uno scarto a sorpresa, Guido Chiesa firma con Belli di papà la sua prima commedia a cinque anni di distanza da Io sono con te, il suo film più compiuto e segreto. E lo scarto dall’uno all’altro non potrebbe essere più evidente, forse la derapata più clamorosa di una filmografia frastagliata e senza complessi. Regista che non ha mai smesso di sperimentare, Chiesa come un professional d’altri tempi si mette al servizio di un apologo generazionale che non è lineare come potrebbe apparire a una prima lettura. Nella parabola dell’industriale che si finge ricercato per bancarotta fraudolenta sperando di insegnare ai suoi figli viziati a camminare con le proprie gambe, rifugiandosi nella casa materna semidistrutta in Puglia, il regista mette in scena un conflitto di valori che in altre forme attraversa buona parte del suo cinema. Rifacimento e adattamento del film messicano Nosotros los nobles, Belli di papà, pur evitando di cedere al Puglia-chic imperante, purtroppo non è mai assecondato dai tre giovani protagonisti che faticano a reggere ruoli immaginati per essere sfaccettati, lasciando al sempre affidabile Diego Abatantuono l’onere di portare sulle spalle il film. Fra i non protagonisti si segnalano Marco Zingaro (faccia notevole), Uccio De Santis e l’ineffabile Nic(ola) Nocella, che ci piacerebbe vedere più spesso al cinema. Un film di transizione, quindi, che apre nuovi scenari per Guido Chiesa.
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