Regia di Michel Fuzellier, Babak Payami vedi scheda film
Iqbal Masih aveva 12 anni quando è morto, nel 1995, ucciso in circostanze mai chiarite:?nel corso della sua breve vita, dopo esser stato venduto a un fabbricante di tappeti, tenuto in semischiavitù con ritmi lavorativi massacranti ed essere fuggito insieme ad altri bimbi, era diventato un simbolo dell’attivismo contro il lavoro minorile. Al piccolo eroe pakistano sono dedicati un tv movie di Cinzia TH Torrini e il libro Storia di Iqbal di Francesco D’Adamo, cui è liberamente ispirato questo prodotto d’animazione europeo, sostenuto da UNICEF e pensato per un pubblico di giovanissimi. Traslata la vicenda dal Pakistan a un generico e immaginario paese mediorientale, con colori sgargianti e tratti tondeggianti ma legnosi, come se i ragazzini fossero marionette nelle mani di un perfido Mangiafuoco, il film rimette in scena con toni più rassicuranti il destino cupo di Iqbal, in un contesto che non lesina sul sentimentalismo: in cerca di soldi per procurarsi le medicine necessarie al fratellino malato, il bimbo viene adescato da un insensibile commerciante, che lo obbliga a riprodurre al telaio le immaginifiche creature che popolano i suoi disegni. Una favola, con lieto fine d’obbligo, la cui confezione semplificata punta solo a far emergere, ben scandito dalle parole del protagonista, il messaggio contro lo sfruttamento minorile e per il diritto dei bambini allo studio e al gioco.
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