Regia di Georg Wilhelm Pabst vedi scheda film
Durante la guerra civile russa, la figlia di un diplomatico francese si innamora di un ufficiale senza sapere che è in combutta con i bolscevichi; lui è costretto a ucciderle il padre, venuto in possesso di una lista di agenti rivoluzionari; lei torna a Parigi, presso lo zio detective e la cugina cieca, ma viene raggiunta da un laido emissario dei bianchi, lo stesso che aveva venduto al padre il documento compromettente e che continua ancora a tramare. Un film muto dove non si sente davvero bisogno di parole, tanta è l’espressività delle interpretazioni. Ma non va trascurata la suggestione dei luoghi: dopo un convulso inizio in Crimea ci si sposta presto in una Parigi notturna e misteriosa, che fa da cornice vivente alla storia principale (una scena da ricordare: il banchetto di nozze intravisto da una finestra, con il primo piano della sposa in lacrime). I difetti sono tutti nella trama, che è piena di assurdità: in particolare riguardo al personaggio di Khalibiev, così fesso da comunicare alla prima venuta l’intenzione di uccidere la propria futura moglie e da farsi fregare alla fine per puro sentimentalismo; ma anche la trovata del gioiello ingoiato da un pappagallo brilla per stupidità. Inoltre sarebbe stato bene mantenere la coerenza nell’uso delle lingue: a volte si vedono scritte in francese, a volte in tedesco, a volte in inglese, a volte in cirillico.
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