Regia di Stephen Kijak, Paul Marchand vedi scheda film
Genio e sregolatezza. Jaco Pastorius rientra pienamente nel cliché dell’artista talentuosissimo, sopraffatto dalle sue capacità e dai suoi eccessi. Il documentario di Stephen Kijak e Paul Marchand ne racconta la traiettoria artistica e umana, rigorosamente nei canoni del compitino di minima che, alle numerose testimonianze (tra gli altri, Alex Acuna, Randy Brecker, Al Di Meola, Peter Erskine, Flea, Sting), alterna l’immancabile found footage con qualche stralcio di concerto. Per questa via – che passa per gli esordi stentati, l’invenzione del basso fretless (ossia privo di tasti), l’approdo ai Weather Report, i conflitti con Joe Zawinul, la carriera solista, quella a fianco di Joni Mitchell e le stramberie sul palco e fuori – il film procede piuttosto noiosamente – e in rigoroso ordine cronologico – verso il tramonto e la morte (dopo un lungo coma provocatogli da alcuni buttafuori a seguito di una delle sue tante provocazioni nei locali notturni) di quello che è univocamente definito come il più grande bassista jazz della storia.
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