Mi ha ricordato molto quelle storie ottocentesche che parlano di bambini incompresi e poveri che affrontano una vita piena di difficoltà lottando per la sopravvivenza come piccoli adulti (penso a Tom Sawyer ed ai ragazzi della via Pal).
Qui il piccolo protagonista (siamo in Polona) scappa da una specie di collegio per tornare dalla mamma, molto giovane e bella ma un po' schizofrenica e che rifiuta di tenerlo con sè. Allora lui si adatta a vivere su una barca abbandonata arrangiandosi a vivere di espedienti, come un barbone, consolato solo dalla vicinanza e dall'affetto di una bambina più piccola di lui che abita lì vicino.
L'avventura finisce con l'arrivo della polizia e, presumibilmente il coinvolgimento di qualcosa di simile ai servizi sociali; a cui il bambino risponde (da cui i ltitolo) "io esisto", per giustificare la sua condotta ed il suo stile di vita.
Bravissimi i bambini, tutti, resi con grande naturalezza e spontaneità.
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