Regia di Michael Cacoyannis vedi scheda film
Subito una scena madre: durante una lite furibonda tra marito e moglie, lui si rifiuta di accompagnare lei a una festa dove (la accusa) rivedrà il suo ex amante; invece porta il figlioletto a fare un giro in motoscafo, ma fanno naufragio e devono aggrapparsi a un relitto (il titolo va inteso anche in senso metaforico) nel tentativo di riguadagnare la riva. Siccome quasi due ore occupate solo dai dialoghi tra Van Heflin imbolsito e un ragazzino saputello sarebbero insostenibili, ci sono quattro flashback che mostrano ciò che è accaduto nel pomeriggio (ricomparsa del bellimbusto), dieci anni prima (il presunto fattaccio in un albergo parigino), nell’immediato dopoguerra (il primo incontro tra i due futuri coniugi) e qualche anno prima del momento presente (un altro naufragio); c’è spazio anche per accennare alle turbe infantili del protagonista, novello Amleto incapace di accettare che la madre si risposi. Melodrammone turgido, verboso, enfatico, dalla trama assurda e dalla confezione dilettantesca: particolarmente ridicola la scena dell’incidente, dove il motoscafo va in mille pezzi mentre gli occupanti si ritrovano senza una scalfittura e si mettono subito a discutere imperturbabili sul da farsi. Un piccolo giallo sull’autore: i titoli di testa lo definiscono “un film di Michael Cacoyannis” (e tale risulta dai principali strumenti di consultazione), ma poi ne attribuiscono la regia a Giovanni Paolucci, che a quanto pare era solo il suo aiutante.
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