Regia di Yaelle Kayam vedi scheda film
72° FESTIVAL DI VENEZIA - ORIZZONTI
Il sacro ed il profano, la vita e la morte, e di nuovo la preghiera ed il sesso: convivere al limite di due situazioni una opposto dell’altra, giostrarsi tra due antitesi che rischiano di squilibrare una vita fino a quel momento condotta nel rispetto della regola e della convenzione.
Una donna, che abita con la sua famiglia poco fuori Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi che tutti noi almeno per tradizione religiosa da catechesi conosciamo, ha la propria abitazione a ridosso del cimitero che occupa gran parte della vallata, con la sua distesa di piccole tombe bianche a forma di parallelepipedo poco più grandi di urne. Mentre di giorno si reca nel luogo sacro per sistemarlo, una sera scopre che, nell’oscurità, alcune coppie hanno scelto il posto e i suoi anfratti come luogo segreto per stare in intimità o fare all’amore.
Sconvolta e scandalizzata, la donna si addentra ancora in quei piccoli sentieri per rendersi conto di ciò che realmente succede in quel posto che dovrebbe consentire la pace eterna e la devozione religiosa.
L’occasione le permette tuttavia di valutare come la gente abbia necessità di affetto, di amore e carnalità anche quando la regola religiosa prescrive ben altri adempimento per garantirsi la salvezza eterna. Vittima di un marito che, per diverse ragioni, la ignora e la costringe ad una astinenza da ogni forma di complicità sessuale, la donna, nel pieno della sua frustrazione, ricorrerà ad una soluzione “flaubertiana” dagli esiti quanto mai enigmatici.
Film d’atmosfera in cui questa prende campo man mano che si si addentra nella vicenda, ma anche efficace ritratto femminile di donna dimessa che osa finalmente ribellarsi quando l’occhio la rende partecipe di realtà che essa stessa nemmeno immaginava, perché questa volta la realtà ha davvero superato la fantasia tenue e sottomessa che albergava nella sua mente.
Un finale strategicamente enigmatico chiude molto bene un film interessante che migliora man mano che procede verso l’epilogo. Una pellicola che non avrebbe sfigurato se fosse stata inclusa tra quelle del concorso principale.
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