Regia di Cameron Cairnes, Colin Cairnes vedi scheda film
Horror originale, in bilico tra finzione e realtà.
E' sottile il confine tra finzione e realtà, soprattutto quando non si possiede il senso del limite: sembra questa la morale del secondo lungometraggio dei fratelli Cairnes (Cameron e Colin), registi e sceneggiatori australiani cresciuti a pane e horror tanto da aver visto per la prima volta "Venerdì 13" a 8 anni e dei veri sperimentatori assidui, dato che inventavano le storie al momento, girando con la videocamera del padre. Mentre il primo curava gli effetti speciali e il secondo dirigeva, dopo vari cortometraggi esordivano nel 2012 con lo splatter comico"100 bloody acres". Con questo horror invece hanno puntato di più sulla tensione, su una sapiente costruzione dei colpi di scena, ma soprattutto sull'impalcatura dell'incertezza e del dubbio, con una trama molto ambigua e per niente scontata. Già dalla prima scena si evince una burla dei registi, che vogliono far credere di guardare un banale inizio per il genere, con la presenza di turno onnipresente, urlante e non di bell'aspetto, quando è semplicemente una candid camera di un programma chiamato "Scare Campaign", in dura competizione con i reali filmati truculenti, ultraseguiti e che spopolano sul web (i leggendari "snuff"). Questi sono opera di un gruppo di assassini mascherati, che realizzano un emblema di un mondo malato, perverso, e che secondo il protagonista Marcus (Ian Meadows) non riesce ad apprezzare l'arte della finzione, ma che inghiottirà quest'ultimo nel bellissimo e amaro finale. Il team dello show dall'altalenante share dovrà dimostrare il suo valore e la sua "vitalità" con l'ultimo episodio della quinta stagione, ambientato in un manicomio abbandonato e con protagonista/vittima un uomo disturbato psicologicamente che non reagirà benissimo al pesante scherzo. Ma non sarà lui il vero problema...Un'intrigante idea di fondo, un buon ritmo, e una soundtrack piuttosto inquietante (Glenn Richards) rendono la pellicola un ottimo esperimento di mix di generi, come lo slasher e il falso documentario, che intrattiene, esce dagli schemi, e riesce anche a confondere lo spettatore e a permettere che non dia niente per scontato, tanto che ad un certo punto non sai chi davvero è morto. Tra gli attori troviamo la coprotagonista di "The Visit", Olivia DeJonge, che interpreta la giovane attrice Abby, il personaggio più interessante e ambiguo, quasi sempre truccata per sembrare un fantasma. 4 premi vinti al Monster Fest di Melbourne, tra cui Miglior Film. Il luogo in cui si svolge la delirante vicenda, il manicomio, abusato nel genere dai film inglesi anni '70 della "Amicus" al più popolare "Esp-Fenomeni paranormali", questa volta svolge solo il ruolo di sfondo e non rappresenta la fonte degli orrori. Infatti il metafisico e il paranormale sono pressoché assenti e lasciano spazio alla più cattiva delle creature: l'uomo, reso folle e crudele o semplicemente senza il senso del limite dall'avidità e dal desiderio di guadagno. I fratelli infatti spaventano egregiamente mantenendo la storia su un impianto verosimile e terreno, non rinunciando al teatrino grandguignolesco (audace la scena della testa divisa a metà). Inoltre non mancano le trovate originali, tra cui sono da ricordare le telecamere attaccate alle baionette e ad altre armi, una riuscita metafora della vera arma dei giorni nostri: ciò che filma, visto che "Internet è per sempre". Un horror con una sorpresa dopo l'altra. Peccato solo per la modesta durata di 80 minuti, di sicuro non sinonimo di superficialità, ma di un tantino di sbrigatività.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta