Regia di Roberto Andò vedi scheda film
Un summit di altissime personalità delle economie più potenti (c'è anche l'Italia, ma si sa, il G7 ci riguarda ancora...) volto a prendere decisioni cruciali sul futuro, con il progetto di una strategia che estremizzerà ancora di più il divario tra nazioni ricche e povere, in pratica, schiacciando i Paesi più deboli. Sono invitati anche una scrittrice, un ex divo del pop, ed un frate, il quale raccoglierà la confessione del più potente tra gli uomini di Stato ( e non solo da lui, via via che il film scorre), che si suiciderà subito dopo, anche se c'è il sospetto che qualcuno possa averlo soppresso. Roberto Andò ha ambientato questo suo lavoro dando di nuovo a Toni Servillo il ruolo chiave, anche se qui l'attore non si sdoppia, semmai gioca di sottrazione, con il minimo ricorso alla parola: il cast, cui non mancano nomi internazionali di spicco, quali Daniel Auteuil, Connie Nielsen, lo stesso Pierfrancesco Favino, interprete non nuovo a lavorare in pellicole estere, è al centro de "Le confessioni". Ad un certo punto, pare che il film viri verso una sorta di thriller etico, e che ambisca a diventare un "Todo Modo" versione 2000, ma il lungometraggio tratto da Sciascia era più feroce, e senza speranza: in questo senso, il finale sardonico sciupa parzialmente l'assunto dell'opera. Che rimane ben recitata, che esprime cose condivisibilissime con garbo e decisione insieme, ma "Viva la libertà" risultava un film più ben congegnato, al quale l'ironia marcata giovava molto. Un titolo interessante, ma migliore nelle intenzioni che nel risultato.
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