Regia di Roberto Andò vedi scheda film
In Germania, un hotel extra lusso ospita un sinedrio di ministri dell'economia mondiale che, sotto la guida del presidente del fondo monetario internazionale (Auteuil), stanno per prendere una decisione epocale sulle sorti dei Paesi più svantaggiati del pianeta. Ospite d'eccezione un monaco certosino italiano (Servillo) che parla per apoftegmi e che, su richiesta, confessa il presidente nella stessa notte in cui quest'ultimo si suicida, provocando lo scompiglio tra le tante personalità presenti e coinvolgendo altri ospiti dell'albergo, tra i quali una scrittrice di libri per ragazzi (Nielsen) e un cantante (Heldenberg).
Contagiato anche lui dal morbo del sorrentinismo, Roberto Andò dopo la buona prova di Viva la libertà torna alla magniloquenza di Sotto falso nome con un film che si colloca al crocevia tra Todo modo (richiamato fin troppo esplicitamente) e Youth. Per quanto i movimenti di macchina di Maurizio Calvesi, i piani alternati, il montaggio e la colonna sonora di Nicola Piovani si facciano apprezzare, il film risente di un eccesso di scrittura, al punto che tutto - tra simbolismi semplicistici e brusche virate nel fantastico - appare finto, poco credibile, sentenzioso. Preoccupato moltissimo di levigare la forma secondo un incedere piuttosto statico e con atmosfere rarefatte, Andò riduce il tema centrale del film a teorema, facendone un bigino didascalico, banale e pretestuoso nel quale i burattinai dell'economia mondiale, osservati come fossero in un acquario, vengono investiti dalla scheggia impazzita del monaco, presenza aliena che con il suo silenzio e il segreto della confessione è, da solo, capace di ribaltare l'esito dell'incontro.
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