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Le confessioni

Regia di Roberto Andò vedi scheda film

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La recensione su Le confessioni

di fratellicapone
7 stelle

...l'economia usata per arricchire chi è già ricchissimo e affamare interi paesi...

 

 

Già si sapeva che l’economia è una scienza (ammesso che sia una scienza) triste e in questo film, strano e pieno di suggestioni, imparo che chi governa l’economia mondiale è molto peggio della peggiore consorteria mafiosa perché è ammantato da una fredda e criminale managerialità, con i suoi rituali di riunioni, grafici di borsa, di chiacchiere inconcludenti.

Siamo in un elegantissimo resort, credo Germania. E’ un posto isolato e affacciato sul mare e qui si riuniscono i ministri dell’economia dei principali paesi europei per prendere importanti decisioni. Il personaggio intorno al quale ruota tutto il film e che ne regge tutto il peso è Roberto Salus (è il nome evocativo di Toni Servillo in questo ambiente moralmente putrido) un monaco certosino invitato espressamente da Daniel Roché (Daniel Auteuil), presidente del FMI.

Questo monaco, vestito con un saio bianco, silenzioso e assorto non si capisce cosa stia a fare in questo luogo e con questa gente. Il motivo è la confessione del presidente del FMI che lo ha invitato a questo scopo, avendo letto alcuni libri scritti dal monaco.

Il presidente non si confessa ma mette a parte il monaco degli aspetti più cinici e privi di ogni considerazione morale delle scelte che la riunione si accinge a prendere e che saranno devastanti per molti paesi e milioni di persone.

Il meccanismo del danaro serve a generare altro danaro travolgendo tutto e tutti e accumulando enormi ricchezze per chi è già ricco. Questo è il sistema e queste devono essere le decisioni da prendere.

Il monaco, con una forza d’animo e una lucidità di pensiero, con poche parole riesce sempre a cogliere l’insensatezza delle scelte dei potenti privi di ogni morale e solo asserviti all’accumulazione di danaro.

E’ la contrapposizione tra un giudizio etico sulle scelte economiche e il fatto che queste scelte siano prese da persone del tutto prive di tale giudizio.

Un evento improvviso farà trovare il monaco al centro della storia perché viene ritenuto depositario di segreti che non devono essere conosciuti da nessuno. La situazione si avvita su se stessa, il gruppo deve risolvere il problema di quello che sa il monaco prima che la stampa sappia quello che è successo. Il monaco mostrerà una complessa formula matematica, dal significato misterioso, che gli aveva mostrato il presidente del FMI e tutti ne restano terrorizzati pur non capendo minimamente il suo significato. Le scelte saranno rinviate al futuro.

E’ un film sicuramente di grande mestiere e sembra essere stato fatto per permettere a Servillo di impersonare magistralmente questo monaco così ascetico, autorevole e distante ma, al contempo, così lucido e tranchant nei suoi giudizi a fronte del vuoto pneumatico degli altri personaggi del gruppo, potenti e inconsistenti e senza carattere.

Molto bella la scena dell’ultima riunione in cui il cane ferocissimo del ministro tedesco minaccia tutti e in particolare il suo padrone e poi si mette mansueto ai piedi del monaco, novello San Francesco.

In conclusione è un film che cattura fino alla fine ma che è fuorviante rispetto al problema di fondo posto dalle scelte economiche che comunque devono essere prese. Il film lascia passare il messaggio di un disprezzo verso l’economia a favore di una confusa idea di giustizia distributiva egalitaria. Certamente la condanna di chi (paesi e persone) si arricchisce al di la di ogni limite è corretta, come pure l’incapacità e la corruzione di chi governa l’economia di raggiungere benessere e sicurezza per il maggior numero di persone. Ma come realizzare tutto questo resta un problema irrisolto.

 

Io ho studiato economia e sono sempre più sconfortato nel constatare l’assoluta incapacità di questa scienza a risolvere in modo efficiente ed il meno ingiusto possibile i gravissimi problemi della società attuale, a partire da quella italiana. Solo chiacchiere.

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