Regia di Franco Brusati vedi scheda film
Brusati un regista mitteleuropeo al cento per cento, al di fuori dagli schemi cinematografici prettamente italiani, guardando in special modo alle regie che lo hanno da sempre posto in una posizione diversa. Il grande pubblico lo ha conosciuto solo in pochissime operazioni, i suoi film sono rivolti ad un discorso più discreto e meno appariscente. Qui siamo a cavallo fra una commedia all'italiana ed il film pensoso, il significato è molto scoperto e meno simbolico di quelli che sono altri suoi film, è l'ultima prova di regia che viene distratto per motivi produttivi ad affondare le sue unghie un po' nel prevedibile e dalla sua ha solo un Gassman a suo agio in un personaggio fuori da ogni schema, che fatto spesso anche in altre occasioni, pur se con Brusati riesce a stare lontano da certi luoghi comuni del genere. I colpi di sceneggiatura di Benvenuti e De Bernardi, re di certa commedia, non mancano, ma la regia riesce in diversi casi a tenerli a distanza.
Cast ricco e con una Sandrelli onnipresente, quanto inutile, vediamo giovanissimo Kim Rossi Stuart nel ruolo del figlio più che convincente, anche se breve. Scenografie di Ferretti, che denotano una ricerca ed un'eleganza d' autore
Una storia anche prevedibile, ma che la regia ha saputo non banalizzare
Regia che sa il fatto suo, anche se sotto il torchio della produzione
Il personaggio è suo e nessuno glielo poteva togliere, e ha dato ancora qualche tocco in più rinunciando al facile sarcarsmo della commedia che lo ha contraddistinto, meritato il Nastro d'Argento
Abbastanza appiattito e banalizzato nel ruolo
Riesce sempre a dare la scintilla giusta per il suo amore innato per il cinema
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