Regia di José Giovanni vedi scheda film
La cosa più interessante di questo noir, cucito quasi su misura per Alain Delon è l'aspetto di rivendicazione, rispetto alla condizione di gitano, da parte del protagonista. Sembra che nelle sue imprese criminali, lo zingaro del titolo agisca per una volontà di riscatto nei confronti di chi tiene quella gente ai margini della società. Pur possedendo una banda, questo Hugo Sennart sembra agire in simbiosi, in branco, con la numerosa famiglia gitana che vive ai confini della città, come in un mondo parallelo, sempre pronto ad inghiottirlo e a proteggerlo, quando incombono i blitz della polizia.
Ci sono le atmosfere giuste, nel film di Giovanni, anche se manca il respiro del miglior cinema francese (anche di genere) e solo occasionalmente, come nell'incontro con il veterinario (cui basta una stretta di mano per essere ricompensato dei servigi prestati) o in quello con il vecchio scassinatore Yan Kuq (il quale tenta sempre di evitare l'incontro con la polizia, che il gitano gli porta continuamente, seppur involontariamente, alle calcagna), si assiste a pezzi di sceneggiatura che riportano il fascino di una malavita di stampo quasi romantico (impersonata anche da una vitale Annie Girardot) che, se mai è esistita, oggi non c'è proprio più.
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