Regia di D.A. Pennebaker vedi scheda film
Film concerto un po' povero a livello scenografico e strutturato in maniera troppo semplice nel montaggio di Pennebaker che aveva fatto decisamente meglio con le realizzazioni dei film festival di Monterrey e dell'Isola di White.
Ciò che conta più di ogni altra cosa è godere dello splendore del primo Bowie arlecchino carismatico nell'interpretazione di alcuni suoi hit immortali come Space Oddity, Suffragette City e Rock'n Roll suicide in chiusura di concerto, i primi piani a lui concessi e qualche retroscena certificano che questo personaggio dotato di grande vena compositiva, timbrica suadente e presenza scenica da vendere aveva e possiede ancora un carisma con qualcosa di magico come arma in più tanto che lo affianco senza remore a mostri sacri come Hendrix e Zappa nell'Olimpo di quei musicisti capaci di lasciare un segno indelebile evidenziando una personalità distintiva che diventa genere inclassificabile se non con il cognome di chi lo esegue.
Il glam, il rock'n roll e la psichedelia di Bowie cederanno il passo al punk, al free pop, il funky e tanti altri generi ma sempre griffati dallo stile di Ziggy Stardust che muterà la sua immagine con il passare del tempo ma mai la sua indole marziana e melodica al passo coi tempi ma sempre radicata nel suo stile di cantautore delle stelle.
Quello che non amo molto del primo Bowie è il suo chitarrista Mick Ronson, la Les Paul è spesso maneggiata con troppa semplicità mentre le composizioni sonore di Bowie erano dei veri e propri tappeti melodici sui quali sviluppare tocchi sapienti e saturati e non solo terzine buttate lì alla bene e meglio, questo lo si deve alla tecnica non troppo elevata di Ronson, è bello comunque osservare l'affiatamento fra questi due musicisti icone del glam rock.
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