Regia di Stefano Reali vedi scheda film
Una storia di calunnia e terrorismo psicologico: ordinaria routine per il giornalismo italiano, allo sbando totale da tempo e incapace di autoregolamentarsi in alcun modo. La terza verità calca la mano su questo tipo di argomenti banalizzando il tutto con manciate di ovvietà, stereotipi risaputi e di momenti largamente patetici; a prescindere dalla reale condizione di difficoltà del giornalismo nostrano in questi anni, sembra che la sceneggiatura (di Salvatore Basile, Francesco Balletta e del regista) nutra un risentimento del tutto personale verso di esso. Persino l'eroina in questione, la proba belloccia interpretata da Bianca Guaccero, è fondamentalmente marcia nel midollo: è una persona cieca e furiosa che non guarda in faccia a nessuno e a niente - neppure alla verità, appunto - nella sua incontenibile smania di arrivismo. La Guaccero come attrice è decisamente modesta, ma è qui accompagnata da un cast adeguatamente limitato: Anna Kanakis, Enzo De Caro e Marco Falaguasta fanno ciò che possono, cioè non moltissimo. Tutto in linea con la regia di Stefano Reali, d'altronde, mestierante televisivo dal curriculum ormai vasto, ma non esaltante. La cosa peggiore in assoluto di La terza verità è comunque un'altra ancora: la durata smodata (le canoniche due puntate da poco più di cento minuti ciascuna) che, fosse stata limitata ad almeno la metà, avrebbe potuto consentire uno svolgimento serrato e un minimo più avvincente alla trama. 2,5/10.
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