Regia di Woody Allen vedi scheda film
Secondo Woody Allen, "Zelig" è uno dei suoi film che più si avvicina alla idea originaria che aveva del film stesso.
Inserisce in effetti tutti gli elementi e i temi che sono a lui più cari: la psicanalisi, gli anni '20, il jazz, i documentari (e persino il sollazzo fisico maschile tipico dell'età puberale che fa diventare ciechi secondo tradizione).
"Zelig" è a tutti gli effetti un (falso) documentario su Leonard Zelig, uomo mediocre, da sempre trattato male dai propri genitori e vicini che ad un tratto diventa un fenomeno mediatico da baraccone per la sua capacità di camaleontizzarsi vicino alle persone che lo circondano. Solo una psichiatra (una splendida Mia Farrow) crede nella possibilità di recuperarlo psicologicamente e reintegrarlo ed è l'unico che in fondo lo ama e lo tratta da essere umano.
Già solo l'idea del film è geniale, un uomo che per la sua fragilità e spinto dal sentimento di essere accettato da tutti si trasforma e diventa un'altra persona. La tenerezza che suscita Leonard Zelig è una delle cose fondamentali che colpisce di questo film, un uomo che dopo tutto vuole solo "to be safe", essere al sicuro e consolato. All'inizio nessuno, Zelig diventa centomila per essere accettato per poi emergere come uno con la dottoressa che lo segue e che fa emergere la sua personalità. Quindi una sorta di "Nessuno, Centomila e uno", un personaggio pirandelliano invertito.
Tecnicamente "Zelig" è ottimo: è davvero un documentario con tutti i crismi, dalle inquadrature, alla voce fuori campo, alle testimonianze, al finto film dedicato al personaggio; se non fossimo consapevoli che è un film e ci capitasse di vedere delle scene a caso senza sapere in anticipo di cosa si tratti, lo prenderemmo per un vero documentario. Il livello delle battute poi è altissimo, alcune singole battute sono esilaranti e fulminee. Ed infine un aspetto grandioso del film è come Allen tratta i media e l'opinione pubblica nei confronti di simili fenomeni: dapprima entusiasta ed eccitata, al minimo sospetto gli stessi che osannavano si trasformano in arpie e falchi pronte a divorare il cadavere che ne rimane a terra.
Leonard Zelig è, in fondo, quanto di più vicino alla nostra essenza: dice (o meglio Allen fa dire a) Bruno Bettelheim, psicoanalista: "Personalmente mi sembrava che i suoi stati d'animo non fossero poi così diversi dalla norma. Forse quelli di una persona normale, ben equilibrata ed inserita, solo portati all'eccesso, all'estremo. Mi pareva che in fondo lo si potesse considerare il conformista per antonomasia".
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